Olio d’oliva, annunciati i migliori d’Italia: c’è una regione che svetta sulle altre | Il più buono lo fanno proprio qui

Olio d’oliva, annunciati i migliori d’Italia: c’è una regione che svetta sulle altre | Il più buono lo fanno proprio qui

Olio d'oliva-T-mag.it (Fonte: Pexels)

I riflettori dell’olio d’oliva italiano per il 2025 sono tutti puntati sulla nuova edizione della Guida agli Extravergini: tra le 47 “Chiocciole” assegnate alle aziende d’eccellenza, è la Toscana a svettare sulle altre regioni, confermandosi terra simbolo del miglior extravergine d’Italia secondo i criteri di qualità e sostenibilità.

Ogni anno la fotografia dell’olio extravergine italiano si aggiorna, raccontando non solo chi produce i migliori oli d’oliva d’Italia, ma anche come sta cambiando l’olivicoltura tra crisi climatica, innovazione e difesa delle varietà autoctone. La nuova mappa stilata da Slow Food attraverso la sua Guida agli Extravergini 2025 premia 47 aziende con il simbolo della Chiocciola, distribuite in 17 regioni diverse: un viaggio che parte dall’Abruzzo e arriva al Veneto, passando per le isole, e che dimostra come la qualità possa nascere tanto dalle grandi zone vocate quanto da aree meno note ma ricchissime di carattere.

Il contesto non è semplice: secondo le stime richiamate dalla guida, la crisi climatica ha tagliato del 32% il raccolto rispetto all’anno precedente, ma non ha fermato la corsa alla qualità. Anzi, il panorama che emerge è quello di produttori che puntano su olio extravergine di oliva buono, pulito e giusto, rinunciando ai sistemi superintensivi e investendo in biodiversità, suoli vivi e filiere sostenibili. La Guida agli Extravergini 2025 recensisce quasi 830 aziende, 1.321 oli, 127 novità assolute e assegna 233 riconoscimenti: numeri che raccontano una scena vivace, dove però è la Toscana a guadagnarsi il ruolo di capofila con il maggior numero di Chiocciole assegnate.

La mappa dei migliori extravergine: la Toscana guida, ma l’Italia è tutta in campo

Il simbolo della Chiocciola premia le aziende che interpretano al meglio i valori della filosofia Slow Food: radicamento nel territorio, attenzione all’ambiente e qualità organolettica al top. Guardando al “medagliere”, la regione che svetta è la Toscana, con sette aziende insignite del riconoscimento: nomi che rappresentano diverse aree olivicole, dalle colline lucchesi alle campagne fiorentine, dalla costa livornese alla provincia di Pisa. È qui che nascono extravergini capaci di unire profumi erbacei, note di carciofo e mandorla, amaro e piccante in equilibrio, perfetti sul classico pane abbrustolito come sui piatti di caccia o sulle zuppe contadine. Dall’elenco delle Chiocciole emerge chiaramente come questa regione sappia sfruttare al meglio cultivar simbolo come Frantoio, Moraiolo e Leccino, custodendo olivi spesso secolari e paesaggi agricoli riconoscibilissimi.

Subito dietro si piazza la Sicilia, con sei aziende premiate, che conferma il suo ruolo di laboratorio a cielo aperto per l’olio d’oliva: dalle zone interne agli altopiani che guardano il mare, gli extravergini isolani giocano su profumi mediterranei intensi, pomodoro verde, erbe aromatiche e agrumi. Molto bene anche le Marche e il Lazio, che contano cinque Chiocciole ciascuna, a dimostrazione di come il Centro Italia nel suo complesso sia un vero serbatoio di eccellenza. Non mancano poi le conferme dal Sud, con Puglia, Calabria e Campania presenti nel gruppo dei migliori, né quelle dal Nord, dove realtà di Trentino Alto Adige, Veneto e Lombardia dimostrano che si possono produrre oli extravergine italiani di altissimo livello anche fuori dai distretti più famosi. Nel complesso, la geografia delle Chiocciole disegna un’Italia dell’olio in cui nessuna macro-area è esclusa e in cui ogni regione porta un profilo sensoriale distinto, legato a varietà, altitudini e tecniche di lavorazione diverse.

Olio d’oliva-T-mag.it (Fonte:Pexels)

Dalle classifiche alla tavola: come orientarsi tra i migliori oli italiani

Le classifiche e i riconoscimenti sono un ottimo punto di partenza, ma la vera domanda per chi compra è: come trasformare questi dati in scelte concrete al supermercato o in enoteca? La prima cosa da ricordare è che la Guida agli Extravergini seleziona solo oli che rispondono a criteri precisi: extravergine italiano certificato, filiere trasparenti, niente superintensivo, grande attenzione a suolo e paesaggio. Per il consumatore questo si traduce in alcuni indizi da tenere d’occhio in etichetta: annata di raccolta ben indicata, zona di produzione specificata, presenza di denominazioni (come Dop o Igp), riferimenti a cultivar autoctone e, quando possibile, la possibilità di risalire direttamente all’azienda (magari anche per visitarla in occasione di weekend tra oliveti e frantoi). Conoscere il nome del produttore premiato e la sua regione permette di ricercare quella bottiglia, provarla a crudo e capire se il suo profilo aromatico incontra i propri gusti.

Una volta scelto un buon extravergine, il passo successivo è imparare a usarlo. I migliori oli d’oliva d’Italia del 2025 sono prodotti spesso complessi e sfaccettati, che meritano di essere protagonisti in cucina: sul pane caldo, sulle verdure grigliate, a finire una zuppa di legumi o una pasta e ceci, su un pesce al forno o una semplice insalata di pomodori. Cambiare olio, alternando magari una bottiglia toscana più decisa con una umbra equilibrata o una siciliana dalla carica mediterranea, permette di scoprire come lo stesso piatto possa trasformarsi completamente. Allo stesso tempo, è importante conservarlo bene: bottiglia al riparo da luce e calore, tappo sempre chiuso, consumo preferibilmente entro pochi mesi dall’apertura per godere appieno delle note fresche di fruttato. In questo modo la classifica non resta solo una notizia da leggere, ma diventa una guida pratica per portare in tavola, ogni giorno, il meglio dell’olio extravergine italiano, sostenendo chi lavora nei campi e scegliendo consapevolmente da che parte stare quando riempiamo il carrello.