Questi sono i panettoni che i “tirchi italiani” odiano più di tutti: costano un occhio della testa | Il gioco non vale la candela
Panettone @pexels, tmag
Altro che dolce della tradizione: i panettoni più costosi del Natale 2025 sembrano uscire da una gioielleria, con prezzi che arrivano a centinaia di euro a pezzo, tanto da far dire ai più “tirchi” (e non solo) che il gioco non vale affatto la candela.
Le classifiche dedicate ai panettoni più cari del 2025 mostrano un mondo parallelo rispetto allo scaffale del supermercato: qui si parla di edizioni limitate, ingredienti da alta cucina, confezioni da esposizione e firme di grandi pasticceri. Tra le creazioni citate più spesso spiccano il panettone di Marchesi, che nelle versioni decorate a mano e in cofanetto di velluto arriva a superare i 600 euro e può sfiorare gli 875 euro, e l’“Oro Puro” di Sal De Riso, ricoperto di foglia d’oro, che viaggia intorno ai 175 euro.
Nella lista dei dolci “da milionari” rientrano anche il panettone firmato Dolce&Gabbana – Fiasconaro, venduto in latta decorata con all’interno pure una bottiglia di Vecchio Samperi, che arriva a circa 95 euro, e il Chantilly Partenopea di Fabio Tuccillo, lievitato oltre 72 ore con crema chantilly, fragoline e petali di rosa cristallizzati, proposto intorno ai 35 euro. Prezzi che trasformano il panettone da semplice rito di fine pasto a oggetto del desiderio per pochi appassionati disposti a pagare cifre importanti per assaggiare l’ultima follia gourmet del momento.
Panettoni da vetrina: lusso estremo tra oro, velluto e ingredienti rari
Guardando da vicino queste creazioni si capisce perché il conto salga così in fretta. I panettoni più esclusivi del 2025 puntano su lievitazioni lunghissime, materie prime selezionatissime e packaging da collezione: vaniglia pregiata, canditi lavorati a mano, coperture al cioccolato o al pistacchio studiate nei minimi dettagli, fino alle scatole in metallo decorato o ai cofanetti di velluto. In certi casi è quasi difficile capire se si sta pagando più l’impasto o l’effetto “wow” quando il dolce compare in tavola.
Per gli estimatori, però, ogni euro ha una sua giustificazione: produzione artigianale, tirature limitate e firme di grandi chef rendono questi panettoni pezzi unici, paragonati a bottiglie di vino da collezione o a orologi di alta gamma. Il discorso è chiaro: non si sta comprando solo un dolce, ma un’esperienza completa fatta di gusto, estetica e storytelling, da fotografare, postare sui social e raccontare agli amici come il “colpo di testa” delle feste.

Il gioco non vale la candela? Perché molti storcono il naso davanti al prezzo
Non tutti, però, sono disposti a seguirli su questa strada. Per una larga fetta di consumatori, spendere decine o centinaia di euro per un panettone è semplicemente esagerato, soprattutto in un periodo in cui caro vita e bollette pesano su molti bilanci familiari. È qui che scatta l’etichetta di “panettoni che i tirchi odiano di più”: un misto di ironia e fastidio verso prodotti percepiti come status symbol più che come vero salto di qualità sul piano del gusto.
Molti assaggiatori “normali” raccontano di aver provato panettoni artigianali di ottimo livello a prezzi ben più umani, tra i 25 e i 40 euro, e di non aver sentito quella differenza abissale che giustifichi l’esborso record. Da qui la sensazione che, oltre una certa soglia, il costo paghi soprattutto il nome sulla scatola e la confezione scenografica più che l’impasto in sé. Il risultato è una spaccatura netta: da un lato chi colleziona panettoni come fossero opere d’arte, dall’altro chi resta fedele al dolce “di una volta” e, davanti a certi listini, scuote la testa ripetendo la stessa frase: il gioco, a queste cifre, non vale davvero la candela.
