Pignoramento stipendio e pensione: i nuovi limiti di legge cambiano i giochi | quanto ti possono davvero prendere dal conto
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Le novità 2025 sui pignoramenti di stipendi e pensioni modificano le soglie di prelievo e rafforzano le tutele minime: cambiano percentuali, importi impignorabili e regole per i pignoramenti sul conto corrente.
Secondo quanto riportato, le modifiche introdotte per il 2025 ridefiniscono i limiti entro cui creditori e Agenzia delle Entrate possono rivalersi sul reddito dei cittadini. La normativa aggiorna tre aspetti chiave: l’importo minimo non pignorabile, la parte massima sequestrabile dello stipendio e la quota della pensione realmente aggredibile. Cambiano anche le regole per i conti correnti dove vengono accreditati redditi da lavoro o trattamenti previdenziali, un passaggio che incide in modo diretto sulla quantità di denaro effettivamente prelevabile.
L’obiettivo delle nuove soglie è garantire che il cittadino mantenga una disponibilità minima per vivere, evitando che i pignoramenti superino il limite della sostenibilità economica. Con l’aggiornamento dei valori e dei coefficienti collegati al trattamento minimo INPS, cresce anche la parte impignorabile, mentre restano invariate le regole sulle percentuali applicate in base alla natura del credito. È un cambiamento che nel 2025 modifica gli equilibri tra tutela del debitore e diritto del creditore.
I nuovi limiti 2025: quanto possono trattenere da stipendio e pensione
Per gli stipendi restano valide le percentuali storiche, ma con parametri aggiornati: la quota pignorabile è generalmente pari a un quinto (20%) dello stipendio netto, ma solo sulla parte eccedente i minimi di legge. Questa percentuale può aumentare fino al 50% in presenza di crediti di natura alimentare (come assegni dovuti a coniuge o figli) oppure essere ridotta in caso di cumulo di pignoramenti. Le novità del 2025 incidono sulla fascia impignorabile, che cresce in proporzione al nuovo trattamento minimo, rendendo di fatto più bassa la quota aggredibile nei redditi più bassi.
Per le pensioni, invece, la legge 2025 conferma che la parte impignorabile corrisponde a una volta e mezza il trattamento minimo INPS. Considerati gli aggiornamenti, questa soglia sale e rende impossibile pignorare qualsiasi importo al di sotto di essa. Sulla parte eccedente si può applicare la trattenuta fino al limite del 20%. Nel caso di pignoramenti multipli, gli uffici procedono con un ordine di priorità, ma la somma complessiva trattenibile non può superare i limiti previsti. L’obiettivo è impedire che i pensionati più fragili subiscano prelievi che riducono la pensione a livelli insufficienti per una vita dignitosa.

Pignoramento su conto corrente: come funziona davvero nel 2025
Il pignoramento diventa più severo sui conti correnti tradizionali, ma più protettivo per quelli che ospitano stipendi e pensioni. Quando lo stipendio o la pensione sono già stati accreditati, la parte pignorabile è limitata: il creditore può ottenere al massimo quanto previsto dalla trattenuta ordinaria (cioè un quinto), mentre la parte già utilizzata per vivere resta intoccabile. Se invece il pignoramento avviene prima dell’accredito, valgono le regole standard e il conto può essere bloccato entro i limiti previsti dal giudice. Nel 2025 è stato rafforzato il vincolo per cui almeno una mensilità deve restare disponibile sul conto del debitore.
Un’ulteriore novità riguarda i conti su cui confluiscono esclusivamente redditi da lavoro o pensioni: essi godono di maggiori tutele e non possono essere svuotati completamente. Il creditore può bloccare solo la parte eccedente la soglia impignorabile. Per i redditi elevati, invece, resta invariata la possibilità di pignoramento entro i limiti legali, senza riduzioni particolari. Le modifiche 2025 mirano soprattutto a evitare che famiglie e pensionati si trovino con conti completamente congelati, garantendo una disponibilità minima e rendendo più chiaro quanto può essere realmente prelevato dal creditore.
