Il posto d’Italia in cui il pesce costa di più: scampi a 96 euro al kg | La follia accettata di S. Benedetto del Tronto
A San Benedetto del Tronto, la vigilia di Natale vede prezzi del pesce alle stelle, con l’asta mattutina che svela rincari notevoli. Scopri le specie più richieste.
La corsa agli acquisti per arricchire le pietanze della vigilia di Natale è iniziata con un’intensità inaspettata. Già da ieri, le pescherie di San Benedetto del Tronto sono state letteralmente prese d’assalto dai consumatori, tutti determinati ad assicurarsi il miglior pescato da portare in tavola. L’obiettivo principale è stato chiaramente indirizzato verso le specie più prelibate, quelle che da sempre simboleggiano l’abbondanza e la festa: dagli scampi alle mazzancolle, passando per la ricercata rana pescatrice. Questo desiderio di non rinunciare alla tradizione del “cenone di magro” a base di pesce ha generato una domanda elevatissima, portando inevitabilmente a un’impennata dei prezzi che sta facendo discutere.
La tradizione è forte, e nonostante i costi elevati, sembra che nessuno voglia fare a meno di un menù che celebri il mare. Questa tendenza è particolarmente evidente a San Benedetto, dove il mercato ittico ha sempre giocato un ruolo centrale nell’economia e nella cultura locale. La domanda spasmodica per i prodotti ittici di alta qualità si riflette direttamente sui prezzi al dettaglio, trasformando l’acquisto del pesce in una vera e propria sfida per il portafoglio delle famiglie. Eppure, la determinazione a festeggiare con i sapori del mare resta inalterata, segno di un legame profondo con le consuetudini natalizie.
L’asta notturna e i rincari sui banconi
Dai mercati notturni ai banconi: l’escalation dei prezzi al consumo.
Il cuore pulsante di questa dinamica di mercato si trova nell’asta del mercato ittico, un evento che si è svolto con ritmi serrati nelle prime ore di ieri mattina. Aperta alle 2.56 e conclusa alle 8.32, l’asta ha visto un volume di pescato che ha superato i 9mila chili. Numeri imponenti che tuttavia non hanno impedito un’escalation dei prezzi all’ingrosso per molte delle specie più ambite. Analizzando i dati, emerge un quadro chiaro delle quotazioni per chilogrammo: il calamaro grande ha raggiunto i 19,92 euro, il calamaro mezzano i 20,75 euro e il calamaretto i 18,07 euro. La sogliola grande si è attestata sui 20,76 euro, mentre la triglia grande a 5,38 euro.
Ma sono le specialità più pregiate a mostrare i rincari più significativi: gli scampi sono stati quotati a ben 47,13 euro al chilo, le mazzancolle grandi a 29,40 euro, il San Pietro a 23,30 euro e la rana pescatrice a 12,20 euro. Altri pesci come il rombo liscio (20,80 euro), la seppia (10,23 euro), la gallinella (26,30 euro), la panocchia media (12,76 euro) e la panocchia grande viva (19,39 euro) hanno contribuito al paniere delle quotazioni elevate. Lo scorfano ha toccato i 16,90 euro e l’ombrina i 21,70 euro al chilo. Questi valori, una volta trasferiti sui banchi delle pescherie, subiscono i normali margini di ricarico, portando alcune specie a sfiorare i 100 euro al chilogrammo.
Nonostante l’aumento, in passato i costi erano stati anche maggiori. Quest’anno, una combinazione di mare calmo e clima più mite ha contribuito a contenere parzialmente i prezzi, evitando picchi ancora più estremi. Un piccolo sollievo in un contesto di spesa comunque elevata.
Il pescato di lusso: Scelte e costi tra tradizione e mercato
Il pescato di lusso: tradizione e mercato tra scelte e costi.
Il fenomeno del “pescato di lusso” è ben delineato dalle dichiarazioni di Lorenzo Marinangeli, storico commerciante del mercato ittico. Marinangeli spiega come gli scampi di prima qualità possano arrivare a costare fino a 96 euro, mentre quelli di seconda qualità si attestano sui 74 euro al chilo. Non sono solo gli scampi a subire rincari consistenti; le specie che registrano i maggiori aumenti sono anche quelle più richieste in questi giorni di festa: le mazzancolle, le pannocchie grandi, la rana pescatrice e il San Pietro.
Interessante è la riflessione di Marinangeli sulla preferenza dei consumatori: “Difficilmente vengono richiesti i merluzzi, la frittura, le pannocchie piccole nonostante i prezzi siano più contenuti. A mio parere si può fare lo stesso un pranzo buonissimo anche con le specie più povere; invece ci vengono richiesti gli scampi che costano 100 euro”. Questa osservazione evidenzia come la tradizione natalizia spinga verso acquisti specifici, spesso ignorando alternative più economiche e altrettanto gustose. Un dettaglio da non sottovalutare è che gli scampi, tra l’altro, non sono un prodotto locale ma provengono dai mari del Nord, aggiungendo un ulteriore strato di complessità alla catena di approvvigionamento e ai costi.
Anche il settore della ristorazione contribuisce a questa dinamica, con richieste concentrate sulle specie più costose e prelibate come lo scampo, il gamberetto e la sogliola. I prezzi, sebbene alti, sono stati definiti “non altissimi” da Marinangeli, proprio in virtù delle condizioni favorevoli del mare e del clima. Non solo il pesce fresco ha visto un’impennata nelle richieste: in molti si sono riversati sia sul mercato all’ingrosso che nei negozi specializzati, e c’è stata una grande domanda anche per l’asporto, con una vasta scelta di piatti pronti da gustare a casa, dai sughi agli arrosti, offrendo una soluzione pratica per chi non vuole rinunciare alla qualità senza il pensiero della preparazione.
