90 euro di panettoni andati a male: ecco quanto ci è costato il nostro consumismo | La tassa nascosta
Durante le feste, l’Italia getta 575.000 tonnellate di cibo, con un impatto di 9,6 miliardi di euro. Scopri quali alimenti finiscono più spesso nella spazzatura e perché.
Il periodo di Natale e Capodanno è tradizionalmente associato a convivialità e abbondanza, con tavole imbandite e acquisti generosi. Tuttavia, dietro questa facciata festosa si cela un problema di vasta portata: lo spreco alimentare. Un costo economico, ambientale e sociale spesso trascurato, che incide sulle nostre abitudini e sull’intera filiera agroalimentare. Le stime Coldiretti/Ixe rivelano che tra dicembre e inizio gennaio, una famiglia italiana spreca in media circa 90 euro di cibo. Questo fenomeno non è solo il risultato di acquisti eccessivi legati alle festività, ma riflette anche inefficienze strutturali dalla produzione fino ai consumi domestici.
Lo spreco alimentare nel periodo natalizio in Italia si traduce in circa 575.000 tonnellate di cibo buttato, generando un impatto economico complessivo che supera i 9,6 miliardi di euro, considerando l’intera filiera. Le dinamiche già presenti durante l’anno vengono amplificate: le famiglie tendono a sovrastimare le porzioni, acquistano prodotti freschi in quantità maggiori del fabbisogno e prediligono preparazioni complesse. Il risultato è che avanzi, piatti pronti e alimenti deperibili non vengono consumati in tempo, finendo tristemente tra i rifiuti.
Quali alimenti finiscono più spesso nella spazzatura dopo le feste
Avanzi di festa: i cibi che più spesso finiscono nella spazzatura.
Tra Natale e Capodanno, alcuni alimenti sono particolarmente a rischio di finire non consumati. Preparazioni fatte in casa e prodotti freschi guidano la lista. Dati da Coldiretti, Too Good To Go e vari osservatori delineano un quadro chiaro degli sprechi più comuni.
I piatti cucinati e gli avanzi dei pranzi festivi, come lasagne, arrosti e contorni elaborati, dominano la classifica. Spesso preparati in porzioni generose, diventano difficili da smaltire in pochi giorni e finiscono per essere scartati, nonostante l’investimento di tempo e costi.
Subito dopo, frutta e verdura fresche. Acquistate in grandi quantità, questi prodotti deperibili vengono spesso dimenticati in frigorifero fino a rovinarsi.
Il pane e i prodotti da forno costituiscono un’altra parte significativa dello spreco. L’acquisto quotidiano in eccesso per i pasti festivi porta il pane ad indurirsi rapidamente, finendo buttato se non prontamente recuperato.
Infine, dolci e prodotti tipici natalizi come panettone e pandoro, spesso donati o acquistati in varianti multiple, raramente vengono terminati, perdendo fragranza e finendo tra i rifiuti. Anche formaggi, salumi e prodotti di gastronomia pronta, protagonisti di taglieri e antipasti, vengono comprati in abbondanza. La loro conservazione limitata una volta aperti contribuisce notevolmente al costo complessivo dello spreco, dato il loro valore medio-alto.
L’impatto nascosto dello spreco: ambiente e società
Spreco: le conseguenze occulte su ambiente e società.
Lo spreco alimentare durante le festività, oltre al significativo impatto economico già delineato, comporta gravi conseguenze ambientali e sociali spesso sottovalutate. Ogni cibo che finisce nella spazzatura rappresenta non solo una perdita monetaria, ma anche uno spreco di tutte le risorse impiegate per produrlo: acqua, energia, terra e manodopera. Dalla coltivazione al trasporto, dalla lavorazione all’imballaggio, ogni fase della filiera genera un’impronta ecologica che si amplifica con lo spreco.
In termini ambientali, il cibo sprecato contribuisce in modo sostanziale alle emissioni di gas serra. Quando gli alimenti vengono smaltiti in discarica, la loro decomposizione produce metano, un gas con un potenziale di riscaldamento globale decisamente superiore all’anidride carbonica. Questo fenomeno aggrava il cambiamento climatico, rendendo lo spreco alimentare una questione non solo economica, ma anche di sostenibilità ecologica urgente. La produzione di imballaggi aggiunge un ulteriore strato di impatto ambientale, con la plastica e altri materiali che spesso non vengono riciclati correttamente, inquinando suolo e acque.
Dal punto di vista sociale, l’enorme quantità di cibo che finisce nei rifiuti contrasta in modo stridente con la persistenza della povertà alimentare. Mentre tonnellate di alimenti commestibili vengono scartate, molte famiglie faticano ad accedere a pasti nutrienti. Questa disuguaglianza sottolinea l’urgenza di rivedere le nostre abitudini di consumo e le efficienze della catena di approvvigionamento. Le feste natalizie, con la loro enfasi sull’abbondanza, dovrebbero invece diventare un momento per riflettere su come valorizzare il cibo e promuovere un consumo più consapevole e responsabile, riducendo l’impronta negativa di queste celebrazioni.
