Legge 104 rivoluzionata, ora c’è la legge 106: permessi extra e congedi più lunghi | Come funziona e come richiederla
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Dal 1° gennaio 2026 la Legge 106/2025 affiancherà la storica Legge 104, portando più permessi retribuiti, un nuovo congedo straordinario più lungo e tutele anche per chi è malato in prima persona: per molti lavoratori fragili sarà la prima volta in cui l’organizzazione del lavoro si adatta davvero ai loro bisogni.
Come spiega La Legge per Tutti, la nuova disciplina non cancella la 104 ma la integra: resta il quadro tradizionale dei tre giorni di permesso al mese, ma sopra questa base si aggiungono strumenti specifici pensati per chi convive con patologie oncologiche, croniche o invalidanti, e per chi assiste familiari in condizioni di grave fragilità. Un cambio di prospettiva che sposta il focus non solo sul caregiver, ma anche sul lavoratore fragile stesso, finora spesso costretto ad arrangiarsi tra ferie, malattia e straordinari sacrifici personali.
La Legge 106 nasce da una constatazione semplice: il vecchio sistema non bastava più. Percorsi di cura lunghi, terapie frequenti e visite specialistiche ricorrenti non si conciliano con un lavoro pensato per chi è sempre “al massimo” e senza limiti. Da qui l’idea di costruire una sorta di “secondo piano” di tutele, che si somma alla 104 e tenta di rendere meno precario l’equilibrio tra salute e busta paga.
Più permessi retribuiti e un congedo straordinario fino a 24 mesi
La novità che colpisce subito è l’arrivo di permessi retribuiti extra rispetto a quelli già previsti dalla 104. La Legge 106 introduce infatti ulteriori ore pagate ogni anno, dedicate in modo esplicito a visite, esami, terapie e controlli periodici. Secondo le ricostruzioni disponibili, si parla di dieci ore in più all’anno rispetto all’attuale schema, che si sommano ai tre giorni mensili “storici” garantiti ai lavoratori che assistono un familiare con disabilità grave o che sono essi stessi disabili.
L’altro pilastro della riforma è il nuovo congedo straordinario prolungato: fino a 24 mesi complessivi, con conservazione del posto di lavoro ma senza retribuzione. Si tratta di una misura pensata per gestire i momenti più duri dei percorsi di cura, come cicli intensivi di chemioterapia, interventi importanti o fasi di assistenza continuativa a un familiare gravemente malato. Il contratto di lavoro “si mette in pausa”, ma non si spezza: il dipendente può assentarsi a lungo senza il timore di perdere il posto, pur sapendo di dover rinunciare alla paga per quel periodo.

Smart working prioritario, diritti anche agli autonomi e perché è una svolta
La Legge 106 non si ferma ai permessi e al congedo. Viene rafforzato anche il diritto allo smart working prioritario: i lavoratori fragili, così come chi assiste un familiare disabile o gravemente malato, avranno una corsia preferenziale nella concessione del lavoro da remoto, ogni volta che le mansioni lo permettono. Questo significa meno spostamenti, meno stress fisico e maggiore possibilità di incastrare visite, terapie e imprevisti all’interno di una giornata lavorativa più flessibile.
Per la prima volta, inoltre, il nuovo impianto guarda in modo esplicito anche ai lavoratori autonomi e ai professionisti, finora quasi esclusi dal mondo delle tutele legate alla fragilità. La Legge 106 apre la porta a forme di sospensione dei versamenti contributivi, modulazione di scadenze e percorsi di cura che non siano penalizzati dal regime di partita IVA. È una piccola rivoluzione culturale: l’idea che il diritto a curarsi non appartenga solo al lavoratore dipendente, ma a chiunque si trovi in una condizione di salute delicata o debba assistere chi non può farcela da solo. Per molti lavoratori fragili, questa riforma rappresenta il primo vero segnale che il contratto di lavoro può, finalmente, piegarsi un po’ alle esigenze della vita reale, invece di costringerli a sacrificare salute e reddito ogni volta che la malattia bussa alla porta.
