Napoli, che orrore: spunta il “Maradona Fritto” | Una cotoletta col volto di Diego: folklore o cattivo gusto? (VIDEO)
Maradona fritto @tik tok, tmag
Nel cuore di Napoli qualcuno ha pensato di trasformare il volto di Diego Armando Maradona in una cotoletta fritta: un piatto che divide tra chi lo vede come omaggio geniale e chi lo considera puro sacrilegio.
Il video dura pochi secondi: un piatto bianco, al centro una cotoletta impanata e fritta, decorata in modo da ricordare i tratti inconfondibili di Diego. Capelli ricci, baffi accennati, contorno del viso: il “Maradona fritto” nasce così, tra una risata in cucina e una ripresa col telefono che in poche ore rimbalza da una chat all’altra. Siamo a Napoli, dove il calcio e il cibo sono quasi religione e dove il confine tra devozione e folklore è sottilissimo.
In molti si fermano al lato divertente: l’idea di servire una cotoletta che somiglia al Pibe de Oro viene letta come l’ennesima trovata creativa di una città che ha fatto del mito di Maradona un’icona onnipresente, dai murales ai tatuaggi, dalle statuette ai dolci di pasticceria. Per altri, invece, questa volta si è esagerato: trasformare il volto di chi è ancora venerato come un santo laico in un secondo piatto da addentare sarebbe l’ennesima prova di un culto scivolato troppo spesso nel merchandising totale.
Tra culto popolare e marketing: dove finisce l’omaggio e inizia l’eccesso
Napoli vive da decenni in simbiosi con l’immagine di Diego. Il suo volto campeggia sui muri dei quartieri popolari, sugli striscioni allo stadio, su sciarpe e magliette, perfino sulle candele votive. Che la sua figura entrasse anche nel menu di qualche locale era quasi inevitabile. Il “Maradona fritto” si inserisce proprio in questa tradizione di culto popolare che si mescola al commercio, dove ogni supporto – tela, ceramica, stoffa, cibo – diventa potenziale santino.
Il punto è come lo si interpreta. Per chi sta dietro i fornelli si tratta di un omaggio, una caricatura commestibile pensata per strappare un sorriso ai clienti, magari per attirare turisti in cerca di qualcosa da filmare e condividere. Per chi guarda con occhi diversi, però, l’idea di infilare coltello e forchetta nel volto di un idolo è difficile da digerire, e il termine “cattivo gusto” arriva rapido sotto i post e nei commenti al video.
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Genialità virale o mancanza di rispetto? Il giudizio passa dai social
Come spesso accade, il tribunale più severo è quello dei social. Sotto il video del “Maradona fritto” si alternano emoji innamorate e faccine indignate. C’è chi lo definisce il piatto più napoletano di sempre, un mix di fritto, ironia e devozione popolare; c’è chi insiste sul fatto che certe icone andrebbero lasciate in pace, senza trasformarle in oggetti da like. In mezzo, una larga fascia di utenti che si limita a condividere il filmato con un commento ambivalente: «Non so se ridere o piangere».
Alla fine, il “caso” dice molto più di un semplice piatto. Racconta una città che vive ancora aggrappata al mito di Diego, al punto da farlo entrare perfino nel menù del giorno. Racconta un’epoca in cui qualsiasi idea, per quanto estrema, diventa contenuto virale nel giro di pochi minuti. E racconta, soprattutto, il paradosso di un’icona che continua a far discutere anche da fermo: che sia su un muro di quartiere o impanata su un piatto, il volto di Maradona resta capace di scatenare amore, polemiche e una domanda che ritorna sempre uguale, stavolta declinata in cucina: genialità o cattivo gusto?
