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Italia “leader” mondiale della pressione fiscale

di Matteo Romani

“Se si elimina dal Pil la quota di sommerso, la pressione fiscale legale, cioè quella gravante sui contribuenti in regola, raggiunge per l’Italia il 55%, portando il paese al numero uno della classifica europea e quindi mondiale”. E’ quanto si legge nella ricerca ‘Le prospettive economiche dell’Italia a breve-medio termine’ realizzata dalla Confcommercio e recentemente presentata a Cernobbio. Un’analisi quella dell’associazione delle imprese che analizza il momento vissuto dall’Italia e dal quale emerge un quadro tutt’altro che rassicurante. “Nel 2012 si raggiungono quindi tre record –prosegue ancora lo studio- quello del più rapido incremento della pressione fiscale apparente nella storia repubblicana, quello di raggiungere il massimo storico assoluto in termini di pressione medesima (45,2%) e, infine, quello di raggiungere il massimo mondiale in termini di pressione fiscale legale (cioè effettiva sui contribuenti in regola). Questa conclusione è molto verosimile, sebbene il calcolo sia approssimativo e riguardi soltanto i paesi evoluti, cioè quelli che posseggono una vera e propria pubblica amministrazione, tra i compiti della quale c’è anche quello di raccogliere le imposte, le tasse e i contributi”.
Dunque per la Confcommercio la situazione è gravissima anche perché il nostro paese ha perso posizioni nella graduatoria internazionale dei consumi reali per abitante e questo a causa della perdita costante di punti percentuali in termini di Pil reale nei confronti degli altri principali partiti europei. In particolare “nei 13 anni che vanno dal 2000 al 2012 abbiamo perso in termini di Pil reale pro capite, il 9% rispetto alla Germania, l’11% rispetto alla Francia, il 22% e il 18% rispettivamente nei confronti della Spagna e del Regno Unito”.
Una situazione da film horror per la Confcommercio, che per questo giustifica le misure rigide prese dal Governo Monti. Ma le giustifica nel breve periodo, quello limitato al biennio 2011-2013, specificando come il successivo governo non perseveri in questi politica che viene definita “letale”. Superato il periodo più delicato occorre che il mondo del lavoro e gli imprenditori, le parti sociali, le forze politiche, orientino il percorso di consolidamento fiscale lungo una direzione virtuosa. Una direzione che darebbe nuova linfa a imprese e imprenditori, già provati da una crisi profonda che sta sfiancando la tenuta del nostro sistema economico.

 

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