Legge elettorale: due le alternative
Al di là delle decine di ricostruzioni fantasiose che ogni giorno la stampa nostrana elabora, le uniche due reali alternative riguardanti il raggiungimento di un accordo su una nuova legge elettorale sono quelle riportate sul Foglio di sabato:
Sia Pd sia Pdl tentennano tra la formula di un “patto a due” che, escludendo l’Udc, indirizzi la legge elettorale verso un rafforzamento del bipolarismo e un sistema invece di tipo iper parlamentarista e proporzionale. Il modello tedesco puro, o primorepubblicano, che piace a Casini, ma anche all’entourage di Bersani (soprattutto tra i cosiddetti “giovani turchi”).
Premetto che il sistema elettorale ungherese (inizialmente proposto dai bersaniani) si sarebbe collocato in mezzo a queste due ipotesi, ma le reazioni in parlamento non sono state positive. Tenderei dunque ad escluderlo e a concentrarmi sulle due soluzioni descritte dal Foglio.
Nella prima ipotesi, che io considero meno probabile, si tenterebbe di ripercorrere la stessa strada del 2008, che però non portò da nessuna parte. Occorre tuttavia ricordare che le soluzioni maggiormente confacenti alla natura del PD sono contenute in questo tipo di progetto. Un trade-off niente male per i democratici. C’è da aggiungere, constatazione abbastanza ovvia, che il Pdl e il Pd non avrebbero i numeri per farcela da soli.
Investire sulla seconda ipotesi, quella proporzionalista (facciamo finta che si tratti di un proporzionale puro o quasi), ridurrebbe il rischio di fallimento delle trattative e non premierebbe i due principali partiti, dando di conseguenza una grande mano al Terzo Polo.
Questa scelta appare oggi maggiormente praticabile, anche perché l’organicità della maggioranza tripartita va rassondandosi sempre più.
Questo articolo è stato pubblicato inizialmente qui.