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Mostra del cinema di Venezia. Diario del secondo giorno

di Fabio Francesca

Venezia giorno secondo – Stesse temperature, stesso sole, stesso lido. Ma al festival intanto inizia il concorso con un classica pellicola da rassegna cinematografica, ovvero Izmena (Betrayal) del russo Kirill Sebrennikov, che dopo le fortune del festival di Roma nel 2006 ritenta l’avventura in Italia. Purtroppo gli esiti non si possono dire felici dato che la pellicola, promettendo bene nel suo inizio, si perde totalmente verso il finale. La storia di per sé non nuovissima, un uomo e una dona che scoprono che i rispettivi coniugi sono amanti, non riesce ad appassionare e risulta anzi appesantita da escamotages metalinguistici di difficile comprensione e vere e proprie entrate a gamba tesa della sceneggiatura che lasciano il pubblico sgomento. Un vero peccato data l’estrema ricercata eleganza della regia.
In mattinata in laguna sono sbarcati gli americani con The Iceman del regista Ariel Vromen (fuori concorso). Solida pellicola di genere che tratta la vicenda reale di Richard Leonard Kuklinski, sicario della mala tra il 1948 e il 1986. Compito ben svolto ma fin troppo appiattito sui soliti cliché del gangster movie. Fotografia e regia molto accademici per un film che si regge su un Michael Shannon che giganteggia in tutti i sensi e un Chris Evans che gigioneggia in buon uscita da Captain America.
Infine si segnalano due ottime sorprese per il cinema nostrano. Il primo, per la sezione Orizzonti, è Gli Equilibristi di Ivano De Matteo. Film che affronta la tematica di un padre separato ai tempi della crisi. Un’ angolazione diversa da cui osservare questo periodo travagliato del nostro paese; con un Valerio Mastrandea che, se fosse in concorso, sarebbe da Coppa Volpi. La seconda sorpresa è l’opera collettiva (Canale, Farina, Gianni, Labate, Morri) Monicelli. La versione di Mario. Un documentario sul grande regista italiano che attraverso le sue parole non solo traccia un vibrante ricordo dell’uomo e dell’artista ma sopratutto riesce a svelarci e a mostrarci l’anima cialtronesca, servile, ribelle e tragicomica della società italiana dal dopoguerra ad oggi.
E mentre il sole cala in laguna e la notte porta ristoro, per la serata si aspettano ancora gli stati uniti ma osservati con occhi diversi, quello del regista di origine iraniana Ramin Bahrany ed il suo At any price. Ma di questo e di altro ancora se ne parlerà domani nella terza puntata del diario veneziano.

 

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