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Investimenti, l’Italia torna ad attrarre

investimentiÈ la mancata accelerazione degli investimenti il motivo dell’attuale fase di stagnazione dell’industria nell’Eurozona, la cui crescita dell’attività economica si presenta ad un ritmo moderato. Rilanciare gli investimenti, pubblici e privati, è tra i principali obiettivi in agenda in Europa, dopo il crollo vertiginoso – in particolare in Italia – negli anni della crisi.
Solo nel secondo trimestre del 2014 gli investimenti sono stati inferiori del 15% rispetto a quelli del 2007, con una perdita di circa 430 miliardi. In Italia, nel 2013 il rapporto investimenti/Prodotto interno lordo è sceso al 17%, il valore minimo dal dopoguerra.
Nel nostro paese la Commissione europea ha stimato tra il 2007 ed il 2013 un calo degli investimenti dal 21,6% del Pil al 17,8%, livello, quest’ultimo, inferiore di due punti rispetto alla media europea dell’anno in considerazione. Nello specifico gli investimenti privati sono scesi del 3,2%, quelli pubblici dello 0,5% (nel periodo 2008-2014, ricorda il rapporto Svimez, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti nel Mezzogiorno del -38,1%, circa 11 punti in più che nel resto del paese).
Sul fronte degli investimenti esteri, invece, il trend in Italia sembra avere invertito la rotta. Nel 2013 si erano attestati a 12,4 miliardi di euro, il 58% in meno rispetto al periodo pre-crisi (dati Censis). Ora, al contrario, è tornato a crescere da 33,2 a 47,8 punti l’indice sintetico che misura l’attrattività del sistema Italia (la rilevazione sui giudizi di manager di imprese multinazionali e investitori istituzionali viene condotta dal Censis con l’Aibe, l’Associazione italiana delle banche estere). Riforme ed Expo, emerge dall’indagine, hanno contribuito all’aumento di attrattività nei confronti dell’Italia e il giudizio sul Jobs Act è positivo nella maggioranza dei casi. Tuttavia il 41% ritiene che manchi una strategia per la competitività del sistema Paese.
Nonostante la risalita, l’Italia resta comunque al di sotto della sufficienza in termini di affidabilità – su una scala che va da 1 a 10 – al confronto con altri paesi industrializzati. Sul gradino più alto del podio, ad esempio, restano gli Stati Uniti (8,15), seguono il Regno Unito (7,82) e la Germania (7,77).
La ripresa degli investimenti diretti esteri viene comunque confermata dai dati: nel corso del 2015, stando ai dati provvisori dell’ICE (l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), in Italia sono cresciuti del 50%, passando dai 21,9 miliardi del 2014 ai 30 miliardi di euro dello scorso anno.

 

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