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La deflazione pesa sull’agricoltura

agricolturaIn un contesto in cui l’Italia vede risalire, timidamente va sottolineato, i vari indicatori economici – non ultimo il Pil, aumentato dell’1% rispetto al primo trimestre dello scorso anno – c’è uno dei settori più importanti del Made in Italy che ancora affronta diverse criticità: l’agricoltura.
Tra gli alti e bassi legati al clima, le importazioni dall’estero, gli allarmismi legati alla carne e l’embargo russo (scattato in risposta alle sanzioni occidentali legate alla crisi ucraina) l’agricoltura italiana ha subito duri colpi. Non solo, secondo la Coldiretti a pesare maggiormente sull’agricoltura è stata la deflazione che ha interessato il settore.
Non è dunque un caso il costante abbandono di stalle e fattorie: secondo l’associazione degli agricoltori, infatti, i prezzi sono scesi notevolmente per quasi tutte le tipologie di prodotti, in alcuni casi anche al di sotto dei costi di produzione. Basti pensare al -24% che ha interessato il grano duro o al -57% dei peperoni. Giù del 34% anche il prezzo del latte e del 48% quello dei pomodori.
Sono state circa 12 mila le stalle che negli ultimi cinque anni hanno chiuso i battenti, con pesanti ripercussioni sia sulla sicurezza alimentare che sull’occupazione. Solo l’allarmismo legato all’annuncio dell’Oms riguardo la carne rossa avrebbe messo a rischio 180mila posti di lavoro.
Una serie di dinamiche che ovviamente si ripercuotono sul valore aggiunto generato dal settore. Secondo gli ultimi dati dell’Istat, infatti, la modesta accelerazione congiunturale del prodotto interno lordo sarebbe legato all’aumento del valore aggiunto dei settori dell’industria e dei servizi, mentre è diminuito quello dell’agricoltura.
Il calo che ha interessato il primo trimestre del 2016 non è però un caso isolato. Osservando le serie storiche dell’Istat, aggiornate al 2014, mostrano infatti, da inizio crisi ad oggi, un andamento altalenante per il valore aggiunto generato dall’agricoltura. Tra il 2007 ed oggi l’indicatore ha sempre oscillato intorno ai 30,5 miliardi, con un minimo di 28,1 miliardi nel 2010 e un massimo di 33,7 miliardi nel 2013, sceso a 31,5 nel 2014.

 

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