Brexit: i possibili effetti su export italiano
Nel 2015 il valore complessivo delle esportazioni italiane verso il Regno Unito ha raggiunto i 22,4 miliardi di euro. Il risultato del referendum del 23 giugno, che ha sancito l’uscita di Londra dall’Unione europea, potrebbe cambiare molte cose. Dopo una recente analisi del SACE, diversi centri studi hanno cercato di quantificarne l’impatto sull’export italiano.
Un’analisi di Prometeia osserva che l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea potrebbe comportare l’introduzione per la prima volta da 40 anni di dazi sul mercato britannico, con inevitabili ripercussioni sull’export.
Anche ipotizzando tariffe contenute, sottolinea Prometeia, il dazio medio applicato alle imprese italiane dopo Brexit potrebbe essere superiore al 5% del valore esportato. Se lo scenario ipotizzato dallo studio si concretizzasse, con le imprese italiane che manterranno invariati i prezzi in euro facendosi carico del dazio, la Brexit potrebbe costare ai nostri imprenditori oltre un miliardo di euro, pari allo 0,25% dell’export italiano nel mondo.
Pur sottolineando la difficoltà di prevedere cosa accadrà esattamente in futuro, la CGIA di Mestre sostiene che i settori principalmente interessati dalla Brexit saranno diversi – in Gran Bretagna esportiamo soprattutto auto, abbigliamento, macchine di sollevamento, medicinali, motori e turbine, vini, mobili e calzature… –, mentre il Nord-Est sarà l’area geografica più coinvolta (7,9 miliardi di euro).
L’Ufficio studi di Confartigianato sostiene che la Brexit potrebbe ridurre principalmente l’export italiano dei settori dove la concentrazione di piccole imprese è maggiore. Complessivamente, stimano gli analisti di Confartigianato, le esportazioni dei piccoli imprenditori italiani verso il Regno Unito potrebbero diminuire complessivamente di 727 milioni di euro. Le piccole imprese del Friuli Venezia Giulia, del Veneto, della Toscana e dell’Emilia-Romagna potrebbero essere quelle maggiormente colpite, conclude lo studio.