Produzione industriale in lenta risalita
L’osservazione è del Centro studi Confindustria: “La dinamica della produzione industriale procede, con forti oscillazioni mensili, lungo un percorso di lenta risalita”, si legge nell’Indagine rapida sulla produzione industriale del CsC. Dopo anni (molto) difficili.
Uno studio dell’UNCTAD, la Conferenza delle Nazioni unite sul commercio e lo sviluppo, rivela che l’impatto della crisi economica sulla produzione industriale italiana è stato particolarmente significativo. Specie nel confronto con la principale economia europea.
Fatto 100 il livello della produzione industriale italiana nel 2010, nel primo trimestre del 2007 l’Italia registrava quota 118 per poi scendere a quota 92 nel primo trimestre del 2016. Detto altrimenti: tra il 2007 e il 2016, la produzione industriale italiana è diminuita del 22%.
Il discorso prende una piega diversa, se si analizza il caso relativo alla Germania. Fatto 100 il dato della produzione industriale tedesca nel 2010, quest’ultimo era a quota 104 nel primo trimestre del 2007 e a 109 nel primo trimestre del 2016.
Stando alle stime del CsC, nel primo trimestre del 2017 l’attività industriale italiana – quello della produzione industriale è un indicatore importante per misurare il reale andamento dell’economia oltre che la capacità dell’industria in senso stretto – dovrebbe diminuire dello 0,4%, dopo il +1,1% registrato negli ultimi tre mesi del 2016 (il secondo trimestre eredita dal primo una variazione congiunturale di +0,2%). Sempre a marzo, il dato è in crescita su base annua (+1%).
Le imprese italiane sono fiduciose: il CsC sottolinea che gli indicatori qualitativi relativi al settore manifatturiero – l’osservazione nasce dall’analisi delle statistiche dell’ISTAT sulla fiducia – mostrano una dinamica più positiva di quella evidenziata dai dati effettivi.
A marzo, l’indice di fiducia è aumentato per il terzo mese consecutivo, attestandosi a 107,1 (+0,7 punti su febbraio), il livello più alto da gennaio 2008.
Il progresso mensile della fiducia è spiegato principalmente da valutazioni più favorevoli sull’andamento di ordini esteri (mentre rimangono stabili quelli interni) e attività. Sono, infine, in lieve miglioramento anche le attese.