Industria 4.0: imprese pronte ad investire
Una delle ultime indagini condotte da PwC certifica l’interesse crescente delle imprese italiane verso l’Industria 4.0. La ricerca – Industria 4.0: siamo pronti per passare all’azione?, condotta coinvolgendo oltre 400 imprese italiane – rivela che le aziende hanno intenzione di aumentare la quota del proprio fatturato destinata agli investimenti necessari per passare all’Industria 4.0.
Il 37% del campione ha dichiarato di voler investire nei prossimi cinque anni fino al 3% del proprio fatturato in soluzioni digitali, il 34% investirà tra il 4 e il 5%, il 22% tra l’8 e il 9% del proprio fatturato e il 7% investirà almeno il 10%. Si tratta di percentuali in crescita rispetto a quanto le stesse imprese hanno dichiarato di aver investito nell’ultimo biennio.
Non mancano fattori di incertezza. Ecco qualche esempio: il 23% delle imprese sostiene che la mancanza di cultura digitale e formazione è il principale fattore che ostacola il processo di digitalizzazione.
La percezione di non essere ancora all’altezza di affrontare le sfide poste dalla digitalizzazione è diffusa anche tra i lavoratori, in realtà: il Randstad Workmonitor – l’indagine sul mondo del lavoro condotta da Randstad su un campione di 400 lavoratori tra i 18 e i 65 anni che lavorano almeno 24 ore alla settimana – rivela che il 67% dei lavoratori italiani si sente digitalmente impreparato (la media globale si ferma al 62%).
I benefici attesi dal passaggio all’Industria 4.0 sono diversi: la riduzione di costi aziendali e un conseguente aumento dell’efficienza è l’obiettivo principale per il 45% delle imprese coinvolte nell’indagine. L’accelerazione nell’introduzione di maggiori tecnologie e delle competenze necessarie lo è per il 26%, lo sviluppo di nuovi prodotti digitali e l’accesso alle agevolazioni fiscali attualmente disponibili lo sono (rispettivamente) per il 9 e il 20% del campione.
L’Industria 4.0 porterà vantaggi all’economia italiana nel suo complesso. Secondo le stime del presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Marco Gay, può valere il 4% del Prodotto interno lordo nell’arco di un triennio, pari a 110 miliardi di euro.