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Lavoro: in crescita la partecipazione

L'aumento dell'occupazione e il calo dell'inattività hanno contribuito nell'ultimo anno alla risalita
di Fabio Germani

Il tasso di attività è cresciuto in un anno, dal 2015 al 2016, di quasi un punto percentuale (dal 64 al 64,9%), accrescendo così la partecipazione al mercato del lavoro. È tra gli aspetti più positivi quando si ragiona in termini di miglioramenti. Certo, la disoccupazione resta relativamente alta, le differenze di genere ancora evidenti, ma la partecipazione sale grazie all’aumento dell’occupazione e al calo dell’inattività.

Nel complesso, ricorda l’Istat nell’ultimo rapporto annuale, le persone in cerca di occupazione si riducono a poco più di tre milioni di unità (che sono 21 mila in meno rispetto a un anno prima). Nel 2016 i disoccupati aumentano tra le donne, le persone con 50 anni e over 50 e nel Mezzogiorno.
Tuttavia i dati di flusso mostrano che nonostante l’aumento delle transizioni verso l’occupazione (1,4 punti percentuali), nel periodo di riferimento cresce la permanenza nella disoccupazione (dal 37,3% del 2014-2015 si passa al 40,5% del 2015-2016): ciò avviene perché risultano in calo i passaggi verso l’inattività (-4,6%), a conferma dunque di una maggiore partecipazione al mercato del lavoro. Così anche il tasso di mancata partecipazione si riduce, al 21,6% dal precedente 22,5%. Un dato positivo, ma ancora distante dalla media UE che invece si attesta all’11,7%. Per il terzo anno consecutivo si riduce il numero degli inattivi di età compresa tra i 15 e i 64 anni, ora a 13,6 milioni di unità, una diminuzione più ampia nel 2016 rispetto al 2015 (-410 mila unità, il 2,9 % in meno su base annua). La diminuzione del tasso di inattività è stata più debole (dal 36 al 35,1%) e ha interessato sia la componente più distante dal mercato del lavoro, coloro che né cercano lavoro né sono disponibili a lavorare, sia le forze lavoro potenziali (in maniera più netta), che sono gli inattivi che vorrebbero lavorare ma non hanno svolto un’azione di ricerca attiva nell’ultimo mese oppure non sono immediatamente disponibili a lavorare. Altro aspetto positivo: nel complesso degli inattivi tra i 15 e i 64 anni, diminuiscono anche gli scoraggiati, che si attestano a poco più di 1,7 milioni (-164 mila persone, -8,6 per cento rispetto al 2015). In forte calo anche coloro che non cercano lavoro perché aspettano gli esiti di precedenti azioni.
Se si sommano i disoccupati e le forze di lavoro potenziali, le persone che vorrebbero lavorare ammontano a circa 6,4 milioni. In un anno sono aumentate le transizioni degli inattivi di età compresa tra i 15 e i 64 anni verso il mercato del lavoro (dal 14,3% del periodo 2014-15 al 16% per cento del periodo 2015-2016), soprattutto verso la disoccupazione.

 

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