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Calcio, i settori giovanili italiani hanno un problema

A confermarlo è l’ultimo studio del CIES sulle accademie europee: le squadre italiane formano pochi calciatori professionisti

di Mirko Spadoni

Nessun calciatore italiano figura in una delle liste più importanti. Quella stilata da France Football e che include i nomi dei 30 candidati a Pallone d’Oro 2019, premio che sarà assegnato il 2 novembre. Non si tratta di un evento inedito, purtroppo: anche lo scorso anno è accaduta la stessa cosa. A dimostrazione che i giocatori italiani non sono più considerati abbastanza forti da poter aspirare a un riconoscimento tanto prestigioso. Il presidente del Settore Tecnico della FIGC, Demetrio Albertini, ha osservato che «negli ultimi 10 anni noi italiani siamo entrati solo sette volte nei primi trenta. La Spagna 41, la Germania 29». Questo non è l’unico neo, però.

Uno studio condotto dal CIES rivela un altro grosso problema del calcio italiano: le accademie delle nostre squadre sono tra le meno prolifiche in Europa.

Passando in rassegna i calciatori tesserati nei 31 campionati europei di prima divisione, il CIES ha quantificato il numero dei giocatori lanciati dai singoli settori giovanili. Secondo i criteri decisi dalla UEFA e dalla FIFA, il calciatore si considera cresciuto in un settore giovanile, soltanto se ha trascorso almeno tre stagioni nella stessa accademia tra i 15 e i 21 anni di età.

Nelle classifiche stilate dal CIES – una considera tutti i campionati europei, l’altra solo i cinque maggiori: Serie A, Premier League, Liga spagnola, Bundesliga e Ligue 1 –, nessuna squadra italiana riesce a rientrare nelle prime 20 posizioni. L’Atalanta, prima tra le italiane, si piazza trentesima, con 15 calciatori. Tanti quanti quelli lanciati da Milan e Roma. Niente a che vedere con il Real Madrid e il Barcellona, rispettivamente primo e secondo con 39 e 34 calciatori professionisti cresciuti nelle loro accademie.

Nella classifica che considera tutti i campionati europei, il primo posto è occupato dal Partizan Belgrado (75 giocatori), il secondo dall’Ajax (72) e il terzo dallo Sporting Lisbona con 63 calciatori.

Tutto ciò ha ripercussioni inevitabili sul numero di giocatori italiani che possono militare nella Serie A o in altri campionati altrettanto competitivi. Una recente analisi del Corriere dello Sport sottolinea che, nella sesta giornata di Serie A, su 280 giocatori scesi in campo solo 102 (35%) erano potenziali candidati alla Nazionale. Soltanto sei, tra questi, i convocabili nella Under 21.

Un confronto necessario, per comprendere meglio la situazione: nella stessa giornata, in Spagna, hanno giocato 178 spagnoli su 280 calciatori complessivi (60%). In Germania, il 39% di tedeschi. In Francia il 50% di francesi.

 

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