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Il gender gap è ancora troppo evidente nel mondo del lavoro

Il Censis descrive uno scenario italiano in cui le disparità di genere nel mondo del lavoro sono presenti su più fronti, dall’occupazione, al salario, alle pensioni

di Redazione

Il gender gap è ancora troppo evidente in Italia, a ricordarlo un rapporto diffuso dal Censis che fotografa la diversa situazione lavorativa tra uomini e donne. Nel mercato del lavoro, i dati mostrano che le donne lavoratrici in Italia rappresentano il 42,1% del totale degli occupati, il tasso di occupazione femminile, che è del 49,5%, non solo si discosta molto dallo stesso degli uomini italiani, per cui invece arriva al 67,6%, ma è anche il penultimo – prima solo della Grecia – se confrontato con quello femminile a livello europeo: il tasso di occupazione femminile medio si attesta al 67,4%, con picchi in paesi quali la Svezia dove la stessa percentuale arriva all’80,4% delle donne.

Per le giovani donne italiane la situazione è “drammatica”, come la definisce il Censis, perché vedono sommarsi i problemi legati al mondo del lavoro delle donne, già svantaggiate, e dei giovani, per cui è difficile inserirsi: il tasso di disoccupazione per le italiane under 35 è del 34,8%, a fronte del 30,4% maschile (dato comunque altissimo), ma il ritardo è oltremodo evidente in confronto al tasso di disoccupazione giovanile per le donne in Europa, dove si ferma al 14,5%. Anche in questo caso l’Italia è penultima seguita solo dalla Grecia, 43,9% di disoccupazione.

Per quanto riguarda invece l’istruzione, secondo un precedente rapporto del Censis, le ragazze studiano di più e con risultati migliori rispetto ai coetanei. Nel 2018 le laureate sono state il 57,1% del totale dei laureati, rappresentano il 55,4% di tutti gli iscritti all’università e sono anche la componente maggiore nei percorsi post laurea essendo il 59,3% degli iscritti ad un dottorato di ricerca, un corso di specializzazione o un master. Ottengono anche con punteggi finali maggiori, media che vale sia per il voto del diploma che per la laurea, e all’università il 55,5% delle studentesse consegue la laurea in corso contro il 50,9% degli studenti.

Studiare però non basta per lavorare e fare carriera perché, nonostante a livello formativo il gender gap si può dire invertito, è opinione comune che per raggiungere gli stessi traguardi degli uomini, le donne debbano studiare di più e soprattutto non basta perché l’incidenza di occupati sovraistruiti -che svolgono mansioni per cui è sufficiente un titolo di studio più basso di quello che possiedono – è maggiore tra le donne, sono in questa situazione il 26% delle lavoratrici.

Il gender gap è quindi evidente non solo dalla percentuale di occupati, ma anche nel ruolo svolto al lavoro: le donne manager in Italia sono solo il 29% del totale, contro una media europea del 36%, mentre il dato nazionale è positivo per quanto riguarda l’incidenza delle quote rosa nei consigli di amministrazione: in questo calcolo siamo secondi, con il 36,4% di presenze femminili, solo dopo la Francia, 44%.

Le percentuali sulla partecipazione femminile sembrano talvolta risentire di un pensiero che si lega ad una tradizione solo in teoria superata. Oltre il 63% degli italiani, infatti, riconosce che a volte può essere necessario o opportuno che una donna sacrifichi il proprio tempo libero o la propria carriera per dedicarsi alla famiglia. L’Istat conferma infatti che l’11,1% delle donne con almeno un figlio non ha mai lavorato per potersene prendere cura.

Tra coloro che invece hanno, per necessità o scelta, continuato a lavorare spesso la soluzione è il part time (una donna occupata su tre è part timer), ma per il 60,2% di esse il tempo parziale è involontario.

Fattore non da escludere è il gap salariale che si mostra nel calcolo del gender pay gap complessivo, ovvero quello che tiene conto del salario orario, del numero medio mensile delle ore retribuite e il tasso di occupazione femminile. Se per quanto riguarda il gender pay gap classico, calcolato cioè sulla retribuzione lorda, l’Italia è uno dei paesi europei più virtuosi – la differenza di salario per una stessa mansione è solo del 5% -, la percentuale di differenza sale per quello complessivo, sempre secondo l’Eurostat, a 43,7%, contro una media europea del 39%.

Il gender pay gap si protrae anche dopo il lavoro, il Censis sottolinea infatti che nel 2017 le donne che percepivano una pensione da lavoro erano più di 5 milioni alle quali spettava un sussidio medio annuo di 17.560 euro, mentre per i quasi 6 milioni di pensionati uomini l’importo medio della pensione era di 23.975 euro. 

 

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