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Ritratto di una democrazia compromessa

LA TV PUBBLICA TEDESCA CANZONA L'ITALIA, E IL MONDO RIDE DI NOI

Da sempre la libertà di informazione è considerata il criterio fondamentale per misurare lo stato di salute di una democrazia. Potremmo affermare, dunque, che una democrazia è forte quanto lo sono i suoi media.
Quest’ultima frase non è buttata a caso. È lo slogan di una campagna pubblicitaria tedesca che le due televisioni pubbliche ARD e ZDF stanno promuovendo in questi giorni a favore del canone. Grazie ai soldi dei contribuenti, viene spiegato in sostanza, è possibile garantire una informazione libera e plurale. L’agenzia che ha curato la campagna, l’Agentur Serviceplan Berlin, ha scelto come testimonial d’eccezione, ovviamente a sua insaputa, Silvio Berlusconi. Per la serie: in Germania la televisione non sarà come quella italiana.
Il nostro Paese non è mai riuscito a oltrepassare il conflitto di interessi sollevato dalla discesa in campo del premier e, a quanto pare, anche all’estero non lo hanno dimenticato. Naturalmente si potrebbe obiettare che al peggio non c’è mai fine e che alcuni modelli, per fortuna, non sono stati ancora emulati. Qualche anno fa in Venezuela Hugo Chavez si fece promotore del “telepopulismo” con il suo programma Alò Presidente, in Italia non siamo arrivati a tanto. Ma è una magra consolazione perché constatare i limiti altrui significa in verità nascondere i propri. Tra “l’editto bulgaro” e – notizia di ieri – il libro bianco sulla direzione del Tg1 di Minzolini sarebbe stato auspicabile un miglioramento in senso qualitativo dell’approccio all’informazione. Negli anni è mutato persino il concetto di pluralismo. Un tempo serviva a garantire spazio mediatico alle diverse voci, oggi, piuttosto, è concepito come mero strumento propagandistico. Si pensi alle accuse a distanza di questa settimana tra Ferrara e Santoro o allo scontro infinito tra lo stesso conduttore di Annozero e il direttore generale della Rai, Mauro Masi. E ancora, alle incursioni telefoniche di Berlusconi nei talk show. Ne emerge un quadro perverso che va ben al di là del sacrosanto contraddittorio. Raramente le polemiche che seguono i programmi televisivi entrano nel merito delle questioni affrontate, ma hanno la pretesa di svelare improbabili dietrologismi sulle ragioni per cui si è deciso di trattare certi temi.
L’Agentur Serviceplan Berlin, magari calcando un po’ troppo la mano, ha spiegato che la sua campagna pubblicitaria mira ad evidenziare l’importanza dei media in una democrazia funzionante. Attraverso il canone sarebbe così assicurata l’indipendenza dell’informazione. Chi glielo spiega, ora, che il canone viene pagato anche in Italia?

 

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