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Pochi i laureati in Italia: un ritardo dalle radici antiche

Pubblichiamo di seguito uno stralcio della sintesi di Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea, in riferimento al XIV Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati

Nel nostro Paese i giovani sono pochi e per di più poco scolarizzati. Ancor oggi il confronto con i paesi più avanzati ci vede in ritardo: 20 laureati su cento di età 25-34 contro la media dei paesi OECD pari a 37 (mentre in Germania sono 26 su cento, negli Stati Uniti 41, in Francia 43, nel Regno Unito 45, in Giappone 56). È un ritardo dalle radici antiche e profonde: nella popolazione di 55-64 anni sono laureati 10 italiani su cento, metà di quanti ne risultano nei paesi OECD (in Francia sono 18, in Germania 25, nel Regno Unito 29, negli USA 41) e che riguarda ovviamente, sia pure su valori diversi (ma in graduale miglioramento) anche imprenditori e dirigenti, pubblici e privati. Sul terreno della scolarizzazione superiore nella popolazione adulta il Paese è in forte ritardo. Al punto che, ancora oggi, il 75% dei laureati di primo livello porta a casa un titolo di studio mancante a ciascuno dei genitori. Molto consistente anche la
popolazione di lavoratori adulti laureati, valutabile attorno ai 2,6 milioni di età compresa far i 35 e i 54 anni, che necessiterebbe di formazione indispensabile per aggiornare le proprie conoscenze. Il ritorno sui banchi universitari dei laureati adulti potrebbe costituire una potente occasione di crescita per il sistema produttivo e per quello universitario ed un efficace incentivo per i docenti a valorizzare modalità didattiche attualmente poco utilizzate, funzionali anche al potenziamento delle competenze trasversali frequentemente indicate come carenti fra i laureati.
Nonostante i giovani con una preparazione universitaria costituiscano nel nostro Paese una quota modesta, risultano ancora poco appetibili per il mercato del lavoro interno. I più recenti risultati dell’indagine Excelsior-Unioncamere sui fabbisogni occupazionali delle imprese italiane (che non comprende il settore della pubblica
amministrazione) testimoniano il crescente peso relativo dei laureati sul complesso delle assunzioni previste. Ma la consistenza della domanda di laureati, complessivamente pari a 74 mila nel 2011 (il 12,5% di tutte le assunzioni previste) conferma la ridotta utilizzazione di personale con formazione universitaria. Negli
USA, le più recenti previsioni, elaborate per il decennio 2008-2018, stimano il fabbisogno di laureati pari al 31% del complesso delle nuove assunzioni. La documentazione recente riguardante l’Italia mostra che le caratteristiche delle imprese sono una determinante fondamentale della domanda di laureati.
In particolare, oltre al tipo di gestione delle imprese, familiare e non, giocano un ruolo importante sia la specializzazione tecnologica delle imprese sia il livello di istruzione degli imprenditori: la domanda di laureati aumenta al crescere sia del contenuto tecnologico delle produzioni sia del livello di istruzione degli imprenditori, ed è inferiore nelle imprese a gestione familiare. In particolare, le imprese con titolari in possesso della laurea occupano il triplo di laureati rispetto alle altre imprese.

 

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