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Giovani e lavoro, binomio imperfetto

Nella media del 2012 l’occupazione diminuisce dello 0,3% su base annua (-69.000 unità). Come nel recente passato, il risultato sconta la differente dinamica delle componenti italiana e straniera. Tra il 2011 e il 2012 l’occupazione italiana cala di 151.000 unità, con il tasso di occupazione che si attesta al 56,4% (-0,1 punti percentuali). La discesa del numero degli occupati italiani riguarda i 15-34enni e i 35-49enni, mentre prosegue la crescita degli occupati con almeno 50 anni, presumibilmente a motivo dell’inasprimento dei requisiti anagrafici e contributivi per l’accesso alla pensione.
L’occupazione straniera aumenta di 83.000 unità, ma il tasso di occupazione scende dal 62,3% al 60,6%. Nella media del 2012 il calo dell’indicatore interessa la sola componente maschile (dal 75,4% al 71,5%), a fronte del leggero incremento segnalato per le donne (dal 50,5% al 50,8%).
Il tasso di occupazione complessivo si attesta al 56,8%, due decimi di punto al di sotto del 2011. A livello territoriale, la riduzione dell’indicatore riguarda tutte le ripartizioni ed esclusivamente la componente maschile.
Nell’industria in senso stretto, dopo il contenuto recupero del 2011, l’occupazione torna a diminuire con un calo di 83.000 unità (-1,8%), che coinvolge il Centro-nord e soprattutto le imprese di medie dimensioni. Nelle costruzioni prosegue la flessione, con un calo di 93.000 unità (-5,0%), che interessa tutte le ripartizioni e in particolare il Mezzogiorno. Il calo dell’occupazione interessa i dipendenti a tempo indeterminato (-99.000 unità, pari a -0,7%) e gli indipendenti (-42.000 unità, pari a -0,7%), mentre aumentano i dipendenti a termine (72.000 unità, pari a +3,1%).
Gli occupati del terziario crescono su base annua di 109.000 unità (+0,7%). A fronte della riduzione degli occupati nei servizi generali dell’amministrazione pubblica, i servizi alle famiglie manifestano un ulteriore sostenuto incremento.
Alla nuova discesa dell’occupazione a tempo pieno (-423.000 unità, pari a -2,2%), fa seguito l’ulteriore incremento di quella a tempo parziale (355.000 unità, pari a +10,0%). L’incidenza di quanti svolgono part time involontario sale dal 53,3% del 2011 al 57,4% del 2012.
Nella media del 2012 la disoccupazione cresce in misura sostenuta, con un aumento di 636.000 unità (+30,2%), che interessa entrambe le componenti di genere e tutte le ripartizioni.
L’incremento coinvolge in più della metà dei casi persone con almeno 35 anni ed è dovuto in quasi sei casi su dieci a quanti hanno perso la precedente occupazione. L’incidenza della disoccupazione di lunga durata (dodici mesi o più) sale dal 51,3% del 2011 al 52,5% del 2012.
Nella media del 2012, il tasso di disoccupazione raggiunge il 10,7% in confronto all’8,4% di un anno prima. L’incremento interessa entrambe le componenti di genere e tutto il territorio, in particolare il Mezzogiorno, dove arriva al 17,2%.
Il tasso di disoccupazione aumenta anche per la componente straniera, passando dal 12,1% del 2011 al 14,1% del 2012. L’indicatore sale dal 10,2 al 12,7% per gli uomini e dal 14,5% al 15,7% per le donne.
Il tasso di disoccupazione giovanile cresce di 6,2 punti percentuali, arrivando al 35,3%, con un picco del 49,9% per le giovani donne del Mezzogiorno.
La popolazione inattiva tra 15 e 64 anni si riduce in misura significativa (-586.000 unità, pari a -3,9%) a sintesi dell’intenso calo della componente italiana (-670.000 unità) e della contenuta crescita di quella straniera (+83.000 unità).
Il forte calo degli inattivi riguarda, da un lato, l’incremento nella partecipazione al mercato del lavoro di giovani tra i 15 e 24 anni (-90 mila unità) e di donne tra i 25 e i 54 anni (-244.000 unità); dall’altro la riduzione degli inattivi tra 55 e 64 anni (-231.000 unità), presumibilmente rimasti nell’occupazione a seguito dei maggiori vincoli introdotti per l’accesso alla pensione.
Oltre al consistente calo degli inattivi non interessati a lavorare o ritirati dal lavoro, diminuiscono i motivi di studio o familiari, a fronte dell’incremento di quanti non hanno cercato lavoro perché scoraggiati.
Il tasso di inattività scende al 36,3%, con una riduzione di 1,4 punti percentuali rispetto a un anno prima. Il calo dell’indicatore interessa entrambe le componenti di genere e tutte le ripartizioni territoriali.

(fonte: Istat)

 

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