Paul Klee (1879-1940) e il suo rapporto con l’Italia | T-Mag | il magazine di Tecnè

Paul Klee (1879-1940) e il suo rapporto con l’Italia

di Stefano Di Rienzo

Si è conclusa da qualche mese (avendo un grande successo di pubblico), presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma la mostra dal titolo “Paul Klee e l’Italia” (dal 8 ottobre 2012 al 27 gennaio 2013).
La mostra si snoda attraverso un articolato percorso che conta circa 100 opere sia di Klee sia di altri artisti stranieri ed italiani (Kandinsky, Moholy Nagy, Max Bill, Albers, Licini, Soldati, Perilli, Novelli ecc.) analizzando l’influenza della cultura e dei paesaggi del nostro paese sul lavoro dell’artista, rapportandosi alle varie fasi della sua biografia artistica dagli inizi del periodo Bauhaus e agli ultimi anni solitari a Berna.
Klee, nato in Svizzera ma cittadino tedesco amava i paesi che si affacciavano sul bacino del Mediterraneo spesso meta dei suoi viaggi di studio e delle sue vacanze. La critica ha già da tempo individuato nel viaggio a Tunisi del 1914 e in quello in Egitto nell’inverno 1928-1929 due soggiorni significativi del percorso creativo dell’artista, due momenti ispiratori di svolte artistiche e di riflessioni teoriche.
L’esposizione tende ad approfondire lo studio dei molti viaggi compiuti dall’artista in Italia sottolineando la grande influenza che essi hanno avuto sulla sua opera. Paul Klee viene in Italia sei volte a cominciare dal lungo viaggio di studio tra l’ottobre 1901 e il maggio 1902 nello spirito del classico Grand Tour di formazione, con Goethe e Burckhard come guide spirituali. Roma, Napoli e Firenze sono le tre tappe principali di questo primo viaggio di apprendistato artistico, povero di risultati creativi, ma ricco di pensieri che saranno sviluppati negli anni successivi.
Klee ritorna nel nostro paese dapprima visitando la Sicilia nel 1924 e nel 1931 (Mazzarò, 1924), l’Isola d’Elba (Costruzione Portuale, 1926), Viareggio nel 1930 e infine nel 1932 a Venezia. Durante questi viaggi visita anche Milano, Genova, Padova, Firenze, Ravenna, Pisa, l’amata Napoli e tutte le principali città siciliane. Ognuna di queste tappe gli ispira nuovi spunti di studio e in alcuni casi anche svolte stilistiche, come la fase pointilliste (tecnica pittorica consistente nel giustapporre sulla tela piccole pennellate regolari di colori puri non impastati), suggeritagli dalla visione dei mosaici bizantini di Ravenna (“Croci e Colonne”, 1931). Non meno significativo per il suo percorso creativo e l’incontro con il Futurismo che Klee apprezzava pur non conoscendone gli artisti. Elementi dell’estetica futurista, come la centralità del tema architettonico e il dinamismo delle forme vengono analizzati e rielaborati da Klee in funzione del proprio linguaggio astratto (“Astratto-Guerresco”, 1914 e “Composizione Urbana con Finestre Gialle”, 1919).
Nei quattro decenni di attività artistica Klee ha sviluppato quattro approcci differenti all’Italia. C’è la fase di studio dell’arte classica nei primi anni del Novecento, c’è il confronto con il Futurismo negli anni Dieci, ci sono le vacanze durante gli anni Venti quando il ruolo di insegnante al Bauhaus gli consente dei regolari viaggi all’estero, c’è infine la ricreazione nostalgica di quel sud mediterraneo che la sclerodermia insorta nel 1935 gli impedirà di raggiungere ancora una volta. La fortuna critica dell’artista in Italia prende il via soprattutto dalla sua partecipazione alle Biennali di Venezia, e le tante suggestioni e derivazioni della sua opera riscontrabili in molti artisti italiani fanno di Klee uno degli artisti più interessanti nello scambio poetico-culturale-formale europeo del Novecento.
Il percorso espositivo si articola in 4 sezioni:
I viaggi in Italia 1901-1932
Tra Espressionismo e Futurismo. La Battaglia delle Avanguardie, la Prima Guerra mondiale (1914-1923)
Gli anni della nostalgia. L’opera tarda 1934-1940
L’Italia e Klee. Klee e l’Italia
Quattro sono i punti che riassumono l’Italia nella visione di Klee: natura, architettura, classicità e musica, ossia le fonti della sua arte, le basi tanto dei processi creativi quanto degli sviluppi propriamente tematici della sua opera. Tuttavia per Klee l’Italia rappresentava soprattutto la visione della classicità, e questo spiega i suoi due viaggi in Sicilia. Non potendo recarsi in Grecia, studiò attentamente la Magna Grecia alla luce del suo amore per la letteratura classica e per il mito che si manifesta prepotentemente nell’ultima fase creativa dominata da un senso tragico dell’esistenza. Anche la sua passione per la musica trova delle dirette connessioni con l’Italia, affascinato dal melodramma già durante il primo viaggio del 1901-1902, il giovane artista annota regolarmente nel suo diario tutte le rappresentazioni teatrali e operistiche e i concerti cui ha modo di assistere commentandone esecuzione e regia scenica.
Non meno interessante del percorso che presenta la visione dell’Italia nell’opera di Klee è il percorso inverso, quello della ricezione di Klee in Italia. Conosciuto soprattutto attraverso le Biennali veneziane che hanno esposto capolavori della sua produzione (tra i quali “Supersacco e Festa Notturna”,1921), Klee è sicuramente tra gli artisti più amati del mondo tedesco e numerose, significative testimonianze di questo interesse hanno contraddistinto la cultura italiana del Novecento. Artisti come Melotti, Licini, Novelli (tutti presenti nella collezione permanente della Gnam) e critici come Argan, Ponente, Dorflers hanno contribuito in modo determinante a far conoscere Klee in Italia supportando la vivace attività di gallerie a Milano, Torino, Bologna che hanno permesso la circolazione costante delle sue opere e la creazione di importanti nuclei collezionistici dei suoi lavori.
Il catalogo della mostra raccoglie un’antologia delle cartoline e le lettere che Paul Klee ha scritto alla moglie Lily durante i viaggi, e una selezione di testi di critici italiani, a conferma della fortuna critica dell’artista.

 

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