La generazione perduta della Siria
Mentre l’ipotesi di guerra contro il regime di Assad paventata da Stati Uniti e Francia dopo il presunto attacco chimico avvenuto il 21 agosto a Damasco si sta tramutando, piuttosto, in una guerra di nervi, l’Onu quantifica in due milioni i profughi siriani. Di questi almeno mezzo milione è stato censito negli ultimi tre mesi. Inoltre, da quanto si apprende, più di 700 mila siriani sono fuggiti in Libano che al momento è il paese che ospita il numero maggiore di persone scappate dal conflitto (la presenza è pari al 40% della popolazione libanese). L’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr), che ha diffuso i dati, ha definito tale situazione “la più grande tragedia di questo secolo”.
Circa la metà di coloro che sono stati costretti a lasciare la Siria sono bambini, di la maggior parte con meno di 11 anni. “La Siria sta perdendo rapidamente donne, bambini e uomini che attraversano il confine spesso con poco più dei loro abiti sulle spalle”, osserva l’Unhcr.
Sviscerando ancora qualche numero si scopre che solo 118 mila rifugiati bambini sono in grado di proseguire una qualche forma di istruzione in un altro Paese e solo un quinto ha ricevuto assistenza. Il rischio, avverte l’Unhcr, è quello di una “generazione perduta”. Servirebbe perciò un “sostegno internazionale su larga scala” per aiutare i Paesi vicini alla Siria, che ospitano il 97 per cento dei rifugiati. Ad oggi, viene ulteriormente spiegato, è stato raccolto solo il 47 per cento dei fondi destinati ai “bisogni base dei rifugiati”.
La posizione degli Stati Uniti è di attesa. Attorno al 9 settembre il Congresso si esprimerà sull’eventuale attacco in Siria (il presidente Obama ha tergiversato in questo senso nonostante le pressioni degli intervisti tra i quali l’ex candidato repubblicano alle presidenziali del 2008, John McCain). Intanto alla Francia risulterebbero essere 281 i morti dopo l’attacco con armi chimiche dei giorni scorsi deciso dal regime. Sono numeri che differiscono dalle cifre diffuse da Stati Uniti (addirittura 1.429), dall’opposizione siriana (1.300) e da Medici senza frontiere (355).