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Il business del gioco d’azzardo in Italia

gioco_azzardo_onlineÈ successo che giovedì il governo venisse battuto in aula al Senato nella votazione di una mozione della Lega Nord che vieta per un anno l’apertura di nuovi centri per i giochi d’azzardo elettronico online e nei luoghi aperti al pubblico. Commentando quanto accaduto, il sottosegretario all’economia Alberto Giorgetti, ha lamentato a tale proposito “aspetti di conflitto con i diritti dei gestori che già si sono aggiudicati la concessione” e ha ricordato, soprattutto, “il problema del mancato gettito per sei miliardi di euro”.
Il business del gioco d’azzardo in Italia è tra i pochi a non avere risentito della crisi economica. Semmai è vero il contrario: è la crisi che spinge molte persone a tentare la fortuna. Nel 2011 il gioco è valso qualcosa come 80 miliardi di euro, pari a circa il 5% del Pil. L’aumento è molto dipeso dalle nuove regole che hanno introdotto ulteriori modalità di puntate tra cui, appunto, il gioco online. Ma anche l’apertura nel mercato, risalente al 2004 (legge Bersani-Visco), a società straniere quali Intralot, Merkur, William Hill e Unibet oltre alle italiane Lottomatica, Sisal e Snai. In linea generale, però, è tra il 2010 e il 2011 che è stato registrato il maggiore incremento (di quasi il 30%). Nel 1994, per rendere l’idea, il fatturato non superava i 6,5 miliardi di euro. L’associazione Libera ha recentemente definito quella del gioco d’azzardo la terza impresa del Paese. In Italia, infatti, si spendono circa 1.260 euro a testa l’anno per cercare di sbarcare il lunario. I giochi preferiti sono al solito videopoker, slot machine, gratta e vinci, sale Bingo. Non vanno sottostimati, però, i costi sociali del gioco d’azzardo. I giocatori a rischio dipendenza sono calcolati in almeno due milioni, le persone assolutamente dipendenti sono almeno 800 mila. Avverte ancora Libera: “Ci sono poi i costi non facilmente stimabili, che riguardano l’aggravarsi di fenomeni sociali rilevanti: le infiltrazioni mafiose nei giochi, la crescita del ricorso all’usura, il peggioramento delle condizioni delle persone più fragili e povere, maggiormente esposte alla seduzione di slot e biglietti della lotteria, i sussidi da versare a chi si rovina giocando, l’incremento delle separazioni e dei divorzi, un aumento impressionante di giocatori tra i minorenni”.
Il dossier di Libera Azzardopoli 2.0 (2012) segnala inoltre cifre preoccupanti per quanto riguarda il coinvolgimento delle mafie e il gioco illegale. Ammonterebbe di fatto a 15 miliardi di euro il fatturato stimato del gioco illegale relativo allo scorso anno. E sarebbero ben 49, afferma Libera, i clan che gestiscono giochi di vario genere.

 

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