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Confcommercio: “Per le famiglie sempre più consumi obbligati”

Il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, ha presentato i risultati di un’analisi sull’ l’incidenza delle spese obbligate sui consumi, sul potere di acquisto delle famiglie e sull’evoluzione dei prezzi. “Gli indicatori congiunturali – ha detto Bella – evidenziano sul piano internazionale i primi deboli segnali di un miglioramento diffuso. Il Pil è cresciuto, nel secondo trimestre, dello 0,6% negli USA e in Giappone e dello 0,3% nell’eurozona, dopo sei trimestri di riduzione. Permane una forte eterogeneità nei profili di ripresa. Germania e Regno Unito hanno mostrato una crescita dello 0,7% e la Francia dello 0,5%, mentre rimangono in recessione l’Italia (-0,3%) e la Spagna (-0,1%). All’interno dell’area la crescita più sostenuta ha interessato il Portogallo (+1,1% rispetto al trimestre precedente)”. Tuttavia, ha osservato il direttore dell’Ufficio Studi, “il commercio mondiale mantiene un’intonazione debole, con una crescita, secondo l’Ocse, del 3,6% nell’anno in corso e del 5,8% nel 2014, insufficienti a giustificare aspettative ottimistiche sulla ripresa vigorosa dell’export. Gli ordinativi dell’industria mostrano, da aprile, segnali di recupero che, tuttavia, non possono essere considerati una sicura indicazione di ripresa”. “Sul versante dei consumi, sia l’ICC sia le informazioni di fonte Nielsen indicano per i primi sette mesi del 2013 un peggioramento del tasso di variazione tendenziale rispetto al 2012. Si può affermare che, seppure la fiducia delle famiglie ha mostrato un miglioramento nei dati dall’estate 2013, i segnali di potenziale ripresa economica dal lato della produzione non hanno ancora influenzato positivamente le scelte di consumo degli italiani. Sembra però che il crollo dei consumi sia terminato”. “Per il 2013 – ha sottolineato Bella – restano confermate le previsioni di Pil e consumi, rispettivamente a -1,7% e -2,4%. La prevista ulteriore e forte flessione dei consumi sconta la riduzione in quantità pari al 3,4% tendenziale certificata dall’Istat già nel primo trimestre del 2013 e incorpora anche l’ipotesi di una prolungata stasi del livello dei consumi fino al secondo trimestre del 2014. Anche per l’anno in corso, quindi, si avrà un’ulteriore riduzione dei livelli occupazionali (-0,7%, cioè oltre 146mila posti di lavoro persi) per il perdurare della frenata produttiva in un contesto, tuttavia, di stabilità dei prezzi, con l’inflazione sotto controllo e ben al di sotto del 2%”. Secondo Bella, “il 2014 sarà caratterizzato da una modestissima ripresa (+0,5% in termini di Pil reale), guidata dalla timida inversione di tendenza degli investimenti (+0,9%) e dall’andamento della domanda estera netta moderatamente positivo. I consumi delle famiglie evidenzieranno per il terzo anno consecutivo una flessione, anche se di modesta entità. Di questo modesto recupero produttivo beneficerà anche l’occupazione, con un incremento di circa 31mila unità (cioè lo 0,1%) rispetto al 2013”. Dopo aver fatto il quadro macroeconomico, Bella ha analizzato quello che è la composizione dei consumi nella tradizionale distinzione tra spese obbligate e spese commercializzabili, “che gioca un ruolo fondamentale sia nel definire il quadro di benessere/difficoltà di cui godono le famiglie sia nel delineare gli scenari di sviluppo della spesa”. “Tra il 1992 e il 2012 la parte di consumi che le famiglie destinano a beni e servizi obbligati (inclusi gli affitti imputati, cioè la spesa teorica per l’abitazione attribuita alle famiglie che vivono in case di proprietà) è costantemente aumentata, passando dal 32,3% del 1992 al 40,5% del 2012. Particolarmente significativa è risultata la riduzione di quella parte della spesa che le famiglie orientano all’acquisto di beni commercializzabili, passata dal 51,4% del 1992 al 39,8% del 2012. Le stime per il 2013 confermano, accentuandola, la dinamica di lungo periodo, portando le spese incomprimibili a raggiungere il 40,6% della spesa complessiva sostenuta dalle famiglie. Un elevato contributo all’aumento dell’incidenza delle spese incomprimibili è derivato dall’abitazione (che comprende anche l’energia). La quota di consumi che le famiglie destinano alla casa è passato in poco più di 20 anni dal 17,1% al 23,7%. All’interno delle spese destinate a beni e servizi commercializzabili si segnala il progressivo ridimensionamento della spesa per alimentari e bevande, fenomeno che ha caratterizzato anche altri segmenti di consumo considerati “maturi” quali l’abbigliamento e le calzature, i mobili, e l’acquisto di autovetture. Nel 2013 la spesa pro capite in valore per le spese obbligate sarà di oltre 6.500 euro a fronte dei 2.700 euro che si spendevano nel 1992″.

 

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