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Con aumento Iva a rischio i consumi?

consumi2L’aumento dell’Iva previsto ad ottobre, è l’analisi del Centro studi di Confcommercio, “amplificherebbe la già drammatica situazione dei consumi che, dopo aver chiuso il 2012 a -4,3%, chiuderà, senza interventi, anche quest’anno in negativo a -2,4%”. La misura, poi, “andrebbe a incidere negativamente sulle spese del mese di dicembre e quindi delle festività, momento nel quale, invece, potrebbero concretizzarsi finalmente gli auspicati segnali di ripresa”. I prezzi dei beni, inevitabilmente, registrerebbero un’impennata “tra ottobre e novembre di circa lo 0,4%” (effetto scalino), con “inevitabili effetti di trascinamento anche nel 2014”.
“Nel dibattito attuale – afferma Confcommercio – si dimentica quanto accaduto nel 2012: se, in termini di caduta dei consumi, è stato l’anno peggiore della storia repubblicana, ciò è stato dovuto anche all’incremento dell’Iva avvenuto a metà settembre 2011”. La contrazione della domanda, che si avrebbe con il nuovo aumento, “porterebbe con sé anche una riduzione del gettito Iva atteso”. Al contrario “la perdita di produzione, determinata dal calo dei consumi, comporterebbe, a regime, una riduzione dell’occupazione approssimativamente di diecimila posti di lavoro”.
“In una situazione già di estrema difficoltà per le imprese del commercio – si sottolinea ancora –, gravate da una pressione fiscale da record mondiale e dal mancato pagamento dei debiti della P.A., un’ulteriore contrazione della domanda interna porterà alla chiusura di molte attività”. Ma ad essere particolarmente penalizzate saranno “le famiglie a basso reddito in quanto la pressione Iva (rapporto tra Iva pagata e reddito) per il 20% di famiglie più povere arriverebbe al 10,5%, mentre per il 20% di famiglie più ricche sarebbe del 7,5%, circa il 30% in meno”.
A temere uno stop della ripresa è anche Confesercenti: “L’aumento dell’Iva, che ormai sembra essere sempre più certo, è un triplo errore che va assolutamente scongiurato: in primo luogo perché peggiora la competitività del nostro Paese in Europa, soprattutto rispetto alle grandi nazioni come Francia, Germania e Spagna. L’Italia, inoltre, raggiungerebbe la Slovenia ad un poco inviabile quinto posto nell’area dell’euro”.

 

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