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Il mercato del lavoro tra il 2008 ed il 2013

mercato_del_lavoroTra il 2008 ed il 2013 l’occupazione è diminuita di 984 mila unità e in quasi la totalità dei casi si tratta di uomini. Dall’inizio della crisi e il 2013 il tasso di disoccupazione è sceso di circa tre punti percentuali attestandosi al 55,6%. E’ quanto emerge dal rapporto annuale dell’Istat che spiega come il fenomeno abbia assunto dimensioni di estrema gravità nel Mezzogiorno, dove la diminuzione dell’occupazione è iniziata prima, è stata più intensa durante tutto il periodo e si è accentuata nell’ultimo anno rispetto al Nord. Solo nel Mezzogiorno infatti si è registrato un calo degli occupati del 9% (-583 mila unità) con un tasso di occupazione sceso al 42% (contro il 64,2% del Nord).
Di conseguenza è aumentato di un milione e 421 mila unità il numero dei disoccupati, arrivando a tre milioni e 113 mila unità. Il tasso di disoccupazione è lievitato di 5,4 punti portandosi al 12,2%. Solo nel Mezzogiorno il dato a registrato un +7,7% al 19,7%.
In aumento anche i neet, tra il 2008 ed 2013 il numero dei potenziali lavoratori è arrivato a tre milioni e 205 mila persone, con un aumento di 417 mila rispetto all’inizio della crisi economica.
I più colpiti dalla crisi del mercato del lavoro sono stati uomini, come già detto, e giovani. Per i primi nel corso di questi cinque anni il tasso di occupazione è sceso di 5,5 punti, al 64,8.
Ciò si deve soprattutto al crollo degli occupati nell’industria manifatturiera e delle costruzioni. Circa l’89% della diminuzione di occupati proviene da questi settori.
Passando ai giovani, il numero di occupati è diminuito di un milione e 803 mila unità, mentre i disoccupati sono aumentati di 639 mila. Il tasso di occupazione è sceso di 10,2 punti percentuali portandosi al 40,2%.
Anche il tasso di occupazione dei 35-49enni è diminuito di 3,9 punti (attestandosi al 72,2 per cento), mentre tra i 50-64enni è cresciuto arrivando al 52,6 per cento, soprattutto per effetto dell’innalzamento dell’età pensionabile.
Secondo il rapporto sono in crescita le famiglie in cui la donna è l’unico membro ad essere occupato. Una dinamica che interessa il 12,2% della famiglie, contro il 9,4% del 2008. Le famiglie con solo “l’uomo lavoratore “ sono il 26,5% del totale, su per giù come cinque anni fa.

 

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