Quanto ne sappiamo di finanza?
Adolescenti italiani e regole finanziarie non vanno d’accordo. A dimostrarlo è l’Organizzazione parigina per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) grazie allo studio Pisa (Programme for international student assesment). Dall’analisi, svolta su un campione di 29 mila studenti dell’area dell’Ocse attraverso un test cartaceo di 60 minuti, è emerso che più di uno studente italiano su cinque, il 21,7%, non raggiunge il livello di riferimento per le conoscenze finanziarie di base stabilito dalla ricerca. Dato ben più alto della media Ocse: 15,3%. Nel nostro Paese solo il 2,1% dei 7.068 studenti esaminati, infatti, raggiunge il livello di alfabetizzazione finanziaria più alto, contro il 9,7% della media Ocse. Non solo, i risultati ottenuti dagli studenti italiani sarebbero anche inferiori a quanto ci si aspetterebbe guardando le loro conoscenze linguistiche e matematiche.
I nostri adolescenti sarebbero anche più carenti, rispetto ai loro coetanei dell’area, di esperienza nei prodotti e nei servizi finanziari. Più bassa anche la media dei giovani titolari di conti correnti o carte prepagate: nel nostro Paese la media si attesta al 44% contro il 54% della media Ocse.
Tornando alle conoscenze finanziarie dal report emerge che in Italia i maschi possono vantare risultati migliori rispetto alle colleghe femmine, e che le Regioni con i risultati migliori sono Friuli Venezia Giulia e Veneto (appena sopra la media Ocse), mentre quella con il risultato peggiore è la Calabria.
Da grandi
Quindi c’è da supporre che in Italia le preoccupazioni rendano i cittadini più informati da adulti che non da molto giovani. Certo, va anche precisato che l’indagine Ocse non si basa sulla mole delle informazioni di cui disponiamo, bensì sulle conoscenze vere e proprie che un domani determineranno un percorso professionale, il che rende qualsiasi paragone a tale proposito pretestuoso. Però è curioso constatare come, secondo un recente studio dell’Istat, le famiglie siano più interessate ai temi di natura economica. L’Istat rileva che “la quota di consumatori in grado di esprimere un valore puntuale relativo all’andamento del Pil e al livello del tasso di disoccupazione risulta in forte crescita dal 2010 (rispettivamente da 19,9% a 56,2% e da 27,1% a 59,2%)”, ma “la proporzione di coloro in grado di rispondere sul tasso di inflazione, in forte aumento tra il 2010 e il 2013, diminuisce invece nell’ultimo anno (da 32,4% a 26,4%)”. Magari qualche conoscenza finanziaria in più non guasterebbe. Hai visto mai scappi in futuro la voglia di fare qualche investimento…