La disoccupazione nell’eurozona
Il quadro dipinto dal Fondo monetario internazionale è a tinte fosche. Perché è vero, da un lato, che si rileva un accenno di ripresa, ma è altrettanto vero che è ancora troppo poco per poter parlare di crescita vera e propria. Le stime di crescita dell’Eurozona per il 2015, in particolare, sono state riviste al ribasso dal +1,2% – previsto in un primo momento nel World Economic Outlook di primavera – al +1,1%. Per il 2015 il Pil è stimato a +1,5%. Quindi, dice il Fmi, la ripresa c’è ma non è “robusta o abbastanza forte” e comunque non è sufficiente per il rilancio dell’occupazione. La situazione legata al mercato del lavoro continua a preoccupare.
In Italia il tasso di disoccupazione si è attestato a maggio al 12,6%, un punto sopra la media dell’eurozona. Nell’area di riferimento, tuttavia, l’andamento è andato di pari passo (tenendo conto dei nuovi ingressi, dal 2008 ad oggi si è passati da 15 a 18). Dal 7,3% del luglio 2008, il tasso di disoccupazione è cresciuto mano a mano toccando soglie rilevanti nel 2013, per poi tornare a scendere quest’anno pur mantenendo costante dal 2010 il livello di guardia sopra il 10%.
Nel giorno in cui il presidente designato della Commissione europea, Jean Claude Juncker, si presenta al cospetto del PE la prima priorità è stata individuata nel “rafforzare la competitività e stimolare gli investimenti”. Tutto rientra nel pacchetto per lavoro e crescita.