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Le incongruenze della sanità

sanità_spending_reviewNonostante un sistema sanitario in fondo migliore di come viene di solito descritto, di struttura in struttura si rilevano delle incongruenze nelle varie voci di spesa. Stando infatti ad un rapporto stilato dal ministero della Salute con la collaborazione del Centro studi sanità pubblica dell’Università Bicocca di Milano e ripreso dal Corriere della Sera, alcuni ospedali spenderebbero di più, per esempio per pulizie o bollette, rispetto ad altri ospedali di pari posti letto e dimensioni.
E’ il caso del Cardanelli di Napoli che per le pulizie spende 17.583 euro l’anno per posto letto. Quasi tre volte la spesa del Sant’Orsola di Bologna, con 6.518 euro per posto letto. La media italiana è invece di 7.957 euro l’anno.
Quelle evidenziate dal rapporto sono una serie d’incongruenze gravi per un settore, quello ospedaliero che assorbe 50 miliardi di euro l’anno di spesa pubblica su un totale di 112. Sicuramente soldi “ben spesi” calcolando che secondo Bloomberg il sistema sanitario italiano è il terzo al mondo per efficienza, dopo Hong-Kong e Singapore. Non per questo però il Governo ritiene il servizio sanitario nazionale al riapro da tagli mirati e significativi. Tagli il più delle volte contestati, ma che risultano talvolta necessari: se la spesa per l’elettricità del Careggi di Firenze è dieci volte quella del Niguarda di Milano di pari grandezza e pari posti letto, evidentemente c’è qualcosa che non va. Ma non per questo bisogna tagliare la spesa per utenze telefoniche a tutte le strutture. Il punto è che sarebbe necessaria una migliore amministrazione delle spese di ogni singola struttura.
Lo stesso ministro dell’Economia Padoan, intervistato dal Foglio ribadisce l’importanza di effettuare tagli selettivi. Ma è anche ovvio, spiega il ministro, che in mancanza di indicazioni precise i tagli inseriti nella legge di Stabilità cadranno a pioggia. La cifra da tagliare si aggira introno al miliardo di euro, ma potrebbe arrivare anche a due miliardi. La paura delle Regioni, espressa da Sergio Chiamparino (Presidente della Conferenza delle Regioni) è quella che i tagli, cadendo in maniera lineare, possano intaccare invece che gli sprechi, i servizi e la qualità del sistema sanitario, rompendo il patto della Salute siglato ad agosto.
L’ospedale che più pesa, in termine di costi di produzione per posti letto utilizzati, è il Careggi di Firenze con 616.469 euro, il 56% in più rispetto alla media italiana (pari a 395.795 euro). Al secondo posto troviamo il Policlinico Umberto I di Roma con 512.956 euro, il 30% in più. Il terzo è invece il milanese Niguarda che con 497.995 euro supera del 26% la media nazionale.
I meno costosi sono il Martino di Messina, il San Carlo di Potenza e l’Ospedale di Sassari. Rispettivamente la produzione per posto letto di queste tre strutture costa 312.605 (il 21% in meno rispetto alla media), 305.036 (-23%) e 291.393 euro (-25%).
Il Careggi di Firenze con una spesa di 225.883 euro per posto letto è la struttura che spende di più per il personale sanitario: il 38% in più rispetto alla media (163.548). Seguono il Cardarelli di Napoli (193.717 euro per posto letto) e De Lelli di Catanzaro (187.819 euro). Quello che in questo caso costa meno è l’Ospedale di Sassari con 126.189 euro per posto letto. Al secondo posto c’è quello di Parma con 130.477 euro mentre al terzo quello di Bologna con 137.868.

 

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