Quando la sedentarietà è una patologia
L’Italia, ancora una volta, risulta come uno tra i Paesi più pigri al mondo. A posizionarla nella top 20 per la sedentarietà sono gli stessi medici sportivi della Fmsi che si sono riuniti a Catania per il XXXIV Congresso nazionale della Federazione medico sportiva Italiana, il cui tema è proprio Sedentarietà: una nuova patologia.
Con un indice di inattività del 54,7%, contro una media del 31,1%, il nostro Paese occupa infatti il 17 esimo posto della classifica mondiale e il quinto di quella europea, dietro Malta, Cipro, Serbia e Regno Unito, se si prende in considerazione solo la classifica dell’Unione europea.
Secondo l’Eurispes solo il 34,3% degli italiani svolge un’attività fisica. Non si rileva una particolare differenza di genere: non pratica alcuno sport il 63% degli uomini, come del resto non lo fa il 62% delle donne. A praticare più sport sono i giovani tra i 18 ed i 24 anni, con il 52,5%. Seguono i 25-34enni con il 34,9%. Dato lievemente più alto si riscontra per la fascia di età che va dai 35 ai 44 anni, per la quale il dato si attesta al 38,4%, ma si riscende al 35,8% per i 45-64enni. Solo il 17,8% degli ultra 65enni pratica sport.
Diversi studi, spiega la Federazione medico sportiva italiana, hanno dimostrato che “la sedentarietà riduce la neuroplasticità e le dimensioni dell’ippocampo. Oltre a favorire l’invecchiamento dei telomeri. L’attività fisica, favorisce al contrario un effetto neuroprotettivo, con risultati di apprendimento migliorati. Ecco perché rimane fortemente indicata anche in terza età”. Ed ecco perché l’intento del Fmsi è quello di inserire la sedentarietà, di cui “soffrono” 24 milioni di italiani (dati Istat), tra le patologie.