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Le banche italiane (il giorno dopo)

di Fabio Germani

bce_unione_bancariaDei 25 istituti bancari “bocciati” dalla BCE – su 131 dell’eurozona –, due sono italiani. Altri sette “in difficoltà”, invece, per un toatale di nove, sono già corsi ai ripari. Nel complesso, dagli stress test è emersa una carenza di capitale complessiva di circa 25 miliardi di euro. Ma procediamo con ordine.
Le banche italiane che non rispettano gli standard sono Carige e Monte dei Paschi, che infatti l’indomani sono state sospese in Borsa per eccesso di ribasso. Tuttavia, come già fatto notare da Bankitalia, il sistema bancario italiano è solido e vanta un’eccedenza che oscilla tra i 22 e i 25 miliardi di euro. Ma cosa significa tutto ciò?
Partiamo dal caso più estremo. Nell’eventualità che un istituto non sia in grado di risolvere l’ammanco individuato dalla BCE, ad esempio con un aumento di capitale, l’unica possibilità è quella di fondersi con altri istituti. Facciamo allora un ulteriore passo indietro. La BCE verifica la solidità delle banche europee attraverso alcuni strumenti, le analisi degli attivi (Aqr) e gli stress test, una serie di operazioni che mettono i bilanci sotto sforzo in condizioni ipotetiche piuttosto negative per testarle in prospettiva (fino, cioè, al 2016). Gli stress test avvengono in collaborazione con l’Eba, che è l’Autorità bancaria europea. Entrambe le fasi, insieme, vanno a costituire quello che viene definito “comprehensive assessment” (che potremmo tradurre in questo modo: valutazione globale).
Ora, questa analisi serve anche a individuare gli istituti più “forti” – quelli che hanno attivi superiori ai 30 miliardi di euro – che dovranno finire sotto la lente di ingrandimento della BCE. Dal 4 novembre, infatti, prenderà il via il nuovo sistema di vigilanza per cui, nel caso italiano, da Roma passerà a Francoforte. L’indagine, però, fa riferimento ai bilanci presentati entro il dicembre 2013. Ciò significa che alcuni degli istituti “scandagliati” potrebbero avere già provveduto alla soluzione di problemi evidentemente già noti. Anche tra le banche italiane, diverse hanno fatto ricorso ad aumenti di capitale nell’anno in corso. Sono i casi, tra gli altri, di Banca Popolare di Vicenza e Popolare di Milano, “salve” grazie a specifiche misure aggiuntive. Al contrario, Mps (che aveva effettutato un aumento di capitale di 5 miliardi) necessiterà di ulteriori 2,1 miliardi; 814 milioni per Carige (che intanto ha subito approvato un aumento di capitale da 500 milioni).
La domanda a questo punto è: perché una tale discrepanza di giudizio tra la stampa internazionale che ha puntato il ditro contro i nostri istituti e i commenti, comunque positivi, di Bankitalia e del ministero dell’Economia? La stampa internazionale si è limitata, per così dire, ad analizzare i problemi degli istituti bocciati e rinviati, nove nel totale. Da par suo, la Banca d’Italia ha tenuto a precisare che per le analisi sono stati immaginati scenari altamente improbabili a cui il sistema bancario italiano è riuscito a rispondere positivamente. E perché Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi Banca, Mediobanca e Credem risultano in compenso essere tra le migliori banche, ai vertici della classifica europea. Dunque non vi è alcun motivo di temere il peggio, anche dinanzi a situazioni catastrofiche, per il nostro sistema bancario. Altra questione, che riguarda più da vicino i cittadini, è la stretta del credito, che dal 2011 ad oggi ha registrato una marcata contrazione diminuendo i prestiti alle imprese. Stando le cose in questo modo, la circostanza, almeno per gli istituti che godono di maggiore salute, non dovrà più rappresentare un ostacolo. Per tornare a crescere servono investimenti: da qui non se ne scappa.

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