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Fiducia giù, congiuntura ancora difficile

I risultati dell'indagine Tecnè-Fondazione Di Vittorio sulla fiducia economica delle famiglie e delle imprese nel primo trimestre 2016

lavoro_imprese-1024x683L’indagine sulla fiducia economica delle famiglie e delle imprese, realizzata dalla Fondazione di Vittorio e Tecnè, analizza i giudizi sulla congiuntura dell’Italia e delle specifiche unità socioeconomiche, oltre alle attese sull’occupazione nel breve periodo (i successivi 3 mesi).
Le rilevazioni sono effettuate su tre campioni distinti: il primo rappresentativo delle imprese il secondo delle famiglie e il terzo della popolazione di lavoratori dipendenti, precari, disoccupati e pensionati.
L’indagine si basa su rilevazioni mensili. I dati si riferiscono alla media dei trimestri e sono espressi sia in termini percentuali sia sotto forma di indice, in scala da 100 (valutazioni molto positive) a 1 (valutazioni molto negative).

CONSIDERAZIONI GENERALI
Il primo trimestre del 2016 evidenzia la percezione di una congiuntura ancora difficile e un peggioramento del clima di fiducia rispetto all’ultimo trimestre del 2015. Il processo di miglioramento della situazione economica appare troppo lento (tanto da sembrare immobile), con risultati che, nel complesso, rispecchiano gli andamento dei parametri strutturali (Pil, occupazione, consumi).
Per quanto riguarda la situazione attuale del Paese, le valutazioni negative continuano a prevalere ampiamente rispetto a quelle positive in tutti e tre i campioni osservati. Relativamente alle valutazioni sulla situazione dei singoli attori economici, a soffrire di più è la popolazione a basso reddito (lavoratori dipendenti, precari, disoccupati, pensionati), che si conferma in territorio ampiamente negativo, con dati sia sulla situazione attuale del Paese che della propria condizione economica attorno al 40%.
Analoga dinamica riguarda anche il campione di famiglie, la cui condizione migliora leggermente nell’ultimo trimestre, ma con saldi, tra quanti hanno migliorato la propria situazione e quanti l’hanno vista peggiorare, ancora fortemente negativi. E dopo la crescita registrata nei precedenti 3 trimestri, anche le imprese registrano un brusco deterioramento della propria situazione economica. Dal lato dell’occupazione calano le attese positive delle imprese e delle famiglie.
I giudizi sembrano, quindi, riflettere i timori, per l’anno in corso, della fine della spinta derivante dagli sgravi contributivi del 2015.

LA SITUAZIONE ECONOMICA DELL’ITALIA
Solo il 4% delle imprese ritiene che la situazione economica attuale sia migliore dell’anno scorso, a fronte del 29% che vede, invece, un peggioramento. L’indice specifico sale di 3 punti rispetto al trimestre precedente ma tale andamento non è determinato da una crescita dei giudizi positivi, quanto dalla diminuzione della quota di giudizi negativi e il contestuale aumento di quanti dichiarano che la situazione economica è rimasta invariata rispetto ai 12 mesi precedenti.
Diminuiscono le famiglie che giudicano migliorata la situazione economica dell’Italia (23% rispetto al 24% del 4° trimestre 2015) mentre salgono del 2% i giudizi negativi, con l’indice specifico che resta stabile (41/100) in territorio rosso.
In calo di due punti percentuali anche i giudizi positivi della popolazione composta da lavoratori dipendenti, precari, disoccupati e pensionati mentre cresce la quota di quanti giudicano peggiorata la situazione economica del Paese (43%). Tutti e 3 i campioni presi a riferimento, hanno indici sulla situazione economica dell’Italia complessivamente negativi.

LA SITUAZIONE ECONOMICA DELLA FAMIGLIA E DELL’IMPRESA
Se si guarda nello specifico alla propria situazione economica, l’indice di fiducia delle imprese risulta in diminuzione di 3 punti rispetto all’ultimo trimestre 2015 (da 53 a 50). Ciò dipende sostanzialmente dall’aumento di chi ritiene peggiorata la propria situazione (21% rispetto al 19% del precedente trimestre) e contestualmente dal calo di chi invece la giudica migliorata (era il 21% nel 4° trimestre 2015, è il 17% nel 1° trimestre 2016). Invariata, la propria situazione economica, per il 62% delle imprese.
Migliorano, seppur di poco, i giudizi delle famiglie il cui indice, tuttavia, resta in territorio negativo (43). La situazione economica nel 1° trimestre 2016 è migliorata per il 6% delle famiglie (+1%), invariata per il 64% (+2%), peggiorata per il 30% (-3%). Continuano a giudicare negativamente la propria situazione economica i lavoratori dipendenti, precari, disoccupati e pensionati. L’indice si attesta a 39/100, ampiamente in territorio rosso. La situazione è migliorata solo per il 4% del campione (stabile sul trimestre precedente), invariata per il 55% (+2%) e peggiorata per il 41% (-2%).

CAMUSSO: RICERCA FDV-TECNE’ 1° TRIMESTRE 2016 CONFERMA CHE ECONOMIA NON RIPARTE
“L’economia italiana non riparte, manca lo slancio necessario per uscire definitivamente dalla crisi”. È questo – secondo il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso – il quadro che emerge dalla ricerca sulla fiducia economica delle famiglie e delle imprese, realizzata dalla Fondazione Di Vittorio della Cgil e dall’Istituto di ricerche Tecnè, relativa al primo trimestre 2016. “Per il mondo del lavoro e i pensionati, le famiglie e anche le imprese, – sottolinea il leader della Cgil – la situazione non è positiva e peggiora il clima di fiducia, dati che, sostanzialmente, coincidono con l’andamento di alcuni dei principali indicatori come Pil, povertà e occupazione”.
“Chi in modo evidente subisce maggiormente questa situazione – aggiunge Camusso – sono i lavoratori dipendenti, precari, disoccupati e pensionati che, partendo dalle loro condizioni sociali e di reddito, esprimono i giudizi negativi più alti sia sulla situazione attuale che sulla prospettiva”.
“Anche le attese sul futuro andamento dell’occupazione, – prosegue il segretario generale della Cgil – considerano finita la dinamica legata agli sgravi contributivi. Calano, dunque, le attese positive sia di famiglie che di imprese e ben un 40% di lavoratori e pensionati pensa ad un futuro peggioramento dell’occupazione”.
“Una realtà – conclude Camusso – che deve essere cambiata, adottando una vera strategia di politiche economiche espansive, fatta non di annunci ma di interventi concreti ed immediati a partire da quelli fiscali a favore di lavoratori e pensionati, da un cambiamento delle norme sulle pensioni come richiesto da Cgil, Cisl e Uil, da un forte rilancio di investimenti pubblici, facilitato da tassi di interesse molto bassi, la cui forte riduzione in questi anni è sicuramente stata uno degli elementi principali che ha determinato la caduta del Pil e la perdita di posti di lavoro”.

LE ATTESE SULLA SITUAZIONE ECONOMICA DELL’ITALIA
I giudizi sulla situazione economica dell’Italia si riflettono anche sulle prospettive a breve/medio termine. Le previsioni a 12 mesi, infatti, peggiorano tra tutti i campioni di riferimento pur restando leggermente in territorio positivo. L’indice cala di 6 punti tra le imprese(da 60 a54), di 2 punti tra le famiglie (da 54 a 52) e di 3 punti tra i lavoratori dipendenti, precari, disoccupati e pensionati (da 55 a 52).
Solo il 18% delle imprese prevede un miglioramento della situazione economica dell’Italia (nell’ultimo trimestre del 2015 erano il 29%), mentre attendono un peggioramento l’11% (+1%). Cresce la quota di quelle che non si aspettano cambiamenti (71%, +10%). Dal 46% delle famiglie che nell’ultima parte del 2015 dichiarava di aspettarsi una migliore situazione economica del Paese si è passati al 39% di inizio anno. Cresce, inoltre, il numero di quelle che temono un peggioramento (sono ora il 24% del campione, +3%), mentre aumentano di 2 punti percentuali le famiglie che giudicano stazionaria la situazione a 12 mesi. Anche tra i lavoratori dipendenti, precari, disoccupati e pensionati diminuiscono le attese positive: il 35% del campione prevede miglioramenti contro il 41% del 4° trimestre 2015. Teme un peggioramento, invece, il 27% contro il 23% del 2015.

LE ATTESE SULLA SITUAZIONE DELLE FAMIGLIE E DELLE IMPRESE
Sono soprattutto i lavoratori dipendenti, precari, disoccupati e pensionati e le famiglie a non prevedere miglioramenti nei prossimi 12 mesi. Per entrambe le componenti gli indici risultano stabili, rispettivamente a 47/100 e 49/100 (gli stessi valori rilevati nel 4° trimestre 2015). In territorio positivo, invece, l’indice sulle attese delle imprese, a 56/100, stabile da 3 trimestri consecutivi.
Diminuisce la quota di imprese che stima un miglioramento della propria situazione economica (-3%), ma cala anche il numero di quelle che teme un peggioramento (-2%). Aumentano di 5 punti percentuali, passando dal 64% del 4° trimestre 2015 al 69% del 1° trimestre 2016, le imprese che non prevedono cambiamenti. Tra le famiglie, invece, scende la quota di quelle che stimano una situazione economica migliore (-2%), ma anche di quelle che sostengono possa peggiorare (-1%). Il 74% del campione ritiene che la propria situazione economica rimarrà stazionaria.
Scende al 9% (-2%) tra i lavoratori dipendenti, precari, disoccupati e pensionati la quota di quanti confidano in una situazione economica migliore nel futuro, mentre è stabile la porzione di coloro che si attendono un peggioramento (19%). In crescita di due punti percentuali la quota di persone che non prevedono cambiamenti.

LE ATTESE SULL’OCCUPAZIONE
Sul fronte del mercato del lavoro il clima di fiducia registra un peggioramento complessivo. Sale di 1 punto l’indice relativo alle attese sull’occupazione delle imprese, appena sopra la soglia base (51), dovuto all’aumento di quelle (+5%) che prevedono livelli occupazionali stazionari (l’83% nel 1° trimestre 2016) e, soprattutto, al calo (-3%) di chi ritiene possa verificarsi una diminuzione (dal 12% del 4° trimestre 2015 al 9% del 1° trimestre 2016). Tuttavia, appena il 9% delle imprese prevede un incremento dell’occupazione, l’1% in meno rispetto alle attese registrate nel trimestre precedente.
Tra le famiglie peggiora il clima di fiducia. Resta invariata la quota di famiglie che non prevede cambiamenti (36%), ma diminuiscono quelle che attendono un incremento dell’occupazione (da 33% a 30%) e contestualmente risultano in crescita le famiglie che temono una diminuzione (da 30% a 33%). Il trend rilevato fa così scendere l’indice a 47/100 da 49 del 4° trimestre 2015.
Analogamente, tra i lavoratori dipendenti, precari, disoccupati e pensionati, le attese sull’occupazione evidenziano un clima negativo. Per il 25% del campione aumenterà (ma in precedenza era il 28%), mentre per il 40% diminuirà (era il 37% lo scorso anno). In diminuzione (-1%) anche la quota di quanti non attendono mutamenti (35%). L’indice specifico registra un calo di 2 punti, attestandosi nel 1° trimestre del 2016 a 45/100.

NOTA METODOLOGICA
La ricerca è stata realizzata da Tecnè e dalla Fondazione Di Vittorio commissionata dalla FDV. L’indagine si basa su tre campioni. Campione 1: rappresentativo delle imprese italiane, articolato per area geografica e settore di attività; Campione 2: rappresentativo delle famiglie italiane, articolato per sesso, età e area geografica; Campione 3: rappresentativo della popolazione composta da lavoratori dipendenti, precari, disoccupati, pensionati. Estensione territoriale: nazionale.
Numerosità delle interviste e margine di errore. Campione 1: 3.000 casi complessivi (1.000 al mese), margine di errore: +- 1,8%; Campione 2: 3.000 casi complessivi (1.000 al mese), margine di errore: +- 1,8%; 1.950 complessivi (650 casi al mese), margine di errore: +- 2,2%.
Metodo di rilevazione e data di effettuazione delle interviste. Interviste telefoniche con metodo c.a.t.i. e c.a.w.i. Data di effettuazione delle interviste: tra il lunedì e il venerdì dell’ultima settimana di ciascun mese.

Sfoglia l’indagine Tecnè-FDV

 

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