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Gli italiani e le informazioni economiche

crisi-economica3L’Istat ha pubblicato i dati relativi alla ricerca sulla conoscenza dei principali indicatori economici: Pil, inflazione e disoccupazione. Dallo studio emerge che, nel 2016, la quota di persone maggiorenni in grado di esprimere un valore quantitativo sull’andamento del Pil è aumentata in maniera consistente: 71,8% contro il 63,7% registrato nel 2015. Lieve aumento in merito all’inflazione, si passa dal 33,9% dello scorso anno al 35,1%, mentre si riduce per il tasso di disoccupazione passando dal 61,9% al 52,6%. Diminuisce nel 2016 da 0,5% punti a 0,2% la differenza tra il valore medio dell’andamento del Pil dichiarato dagli intervistati, +0,6%, e la misura ufficiale riferita all’anno precedente, +0,8%. Rimane elevato il grado di approssimazione espresso per l’andamento dell’inflazione: +3,8% è la media dichiarata, ancora lontana dal dato ufficiale, -0,2% riferito al mese di marzo 2016. Tra le persone che non sono state in grado di fornire un’indicazione puntuale, il 41,6% ha sentito parlare dell’argomento, mentre il 19,5% afferma di non aver avuto questa opportunità. Gli intervistati capaci di esprimere una valutazione della misura del tasso di disoccupazione lo fanno in maniera più accurata, ma rispetto al 2015 sono in numero inferiore. La differenza tra il dato ufficiale riferito al mese di marzo 2016 e il dato medio rilevato passa dai sette punti percentuali dello scorso anno a meno di tre punti nel 2016.

Il ruolo di fonte dei mezzi di comunicazione
Gli italiani recepiscono informazioni sui dati economici principalmente attraverso la televisione, 78,4%, internet, 45,9%, giornali, 44,1% e radio, 20,7%. Seguono le discussioni con parenti e amici, 10,6%, le pubblicazioni specializzate e scientifiche, 6,2%, i discorsi di personalità influenti del mondo politico, economico ed ecclesiastico, 4,8%. La televisione si consolida come mezzo di informazione più usato dalle donne per l’80,7% contro il 76% degli uomini, mentre il web è preferito dagli uomini, 51,4% contro il 40,8% delle donne. Donne e uomini si tengono aggiornati condividendo informazioni con parenti e amici in egual misura, rispettivamente 10,8% e 10,4%, i discorsi di personalità influenti sono più seguiti dalle donne, 5,2% contro il 4,5% degli uomini, mentre le pubblicazioni specializzate e scientifiche sono preferite dagli uomini, 8% contro il 4,5% delle donne. A livello geografico, nel Sud e nei piccoli comuni si registrano le percentuali più alte di quanti preferiscono la televisione, rispettivamente 80,8% e 80,5% e Internet, 47,8% e 48,7%. L’utilizzo dei giornali come strumento di informazione sui dati economici prevale invece al Nord Ovest, 48,7% e nei comuni medio grandi, 48,5%. Le informazioni ricavate dalle discussioni con parenti ed amici sono maggiori al Centro, 12% e nei grandi comuni, 17,7%, mentre i discorsi di personalità influenti sono seguiti in misura maggiore nel Mezzogiorno, 5,5% e nei piccoli centri, 5,9%. Infine, le pubblicazioni specializzate e scientifiche sono utilizzate principalmente dai residenti del Sud, 7,4% e nei grandi comuni, 7,4%.

Qualità e affidabilità delle informazioni economiche
Rispetto al 2015 diminuisce la quota dei consumatori che giudicano buona la qualità e l’affidabilità dell’informazione economica diffusa dai media, 11,6% contro il 15% dello scorso anno, mentre aumenta la percentuale di coloro che la considerano carente, 48,7% contro il 44,9% e sufficiente, 35,8% rispetto al 35,4%.

Uso e importanza dell’informazione statistica
L’81,4% degli intervistati, rispetto all’81,7% del 2015, anche se con una leggera differenza di genere territoriale, dichiara di utilizzare poco o niente le statistiche economico-finanziarie per orientare le scelte individuali sugli acquisti importanti, decisioni su studio e lavoro o gestione del risparmio. Tuttavia l’85,6% (84,7% nel 2015), ritiene molto o abbastanza importante essere informati.

 

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