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L’economia rallenta, i timori del Fmi

Dall'inflazione troppo bassa al rallentamento del commercio internazionale, la ripresa appare ancora fragile

christine lagardeIl Fondo monetario internazionale (Fmi) ha fatto sapere, in vista del prossimo G20, che quasi certamente taglierà le stime di crescita globale per il 2016 a causa dei diversi indicatori che stanno mostrando un ulteriore rallentamento dell’economia. Dall’inflazione troppo bassa al commercio internazionale. In soldoni per il Fmi “i rischi al ribasso restano dominanti”, che tradotto significa la possibilità di fare i conti con un’espansione molto più ridotta del previsto. La ripresa, insomma, appare ancora fragile alla luce di un’inflazione che stenta a ripartire e di un’ulteriore flessione della spesa per investimenti.
Anche il Pil degli Stati Uniti è stato rivisto di recente leggermente al ribasso, con una crescita nel secondo trimestre pari all’1,1%, a fronte dell’1,2% stimato in precedenza. Già il Pil dell’Eurozona aveva registrato nel secondo trimestre una diminuzione rispetto al primo periodo dell’anno, passando così dal +0,6% al +0,3% (+1,6% su base annua).
Il problema resta la bassa inflazione: la crescita media dei prezzi al consumo ad agosto è stata dello 0,2% su base annua. In larga parte ciò è dovuto ai prezzi energetici, ma il dato risulterebbe addirittura in calo se scorporato dalle componenti più volatili quali energia e alimentari.
Dunque la cura espansiva della Bce (il quantitative easing) sembra non bastare e in alcuni casi, si pensi proprio all’Italia, i livelli dei prezzi al consumo risultano essere in deflazione (ad agosto si è registrato un calo dello 0,1% su base annua, condizione che può avere forti ripercussioni su consumi e occupazione).
Il rallentamento, ad ogni modo, è generalizzato. Secondo l’ultimo report dell’Ocse di fine agosto la crescita ha subito una brusca frenata in diversi paesi del G7 nel secondo trimestre, ma non nel Regno Unito non ancora alle prese (nel periodo considerato) con i primi effetti Brexit.
Il Pil dei paesi industrializzati è cresciuto dello 0,3% nel secondo trimestre, meno del precedente +0,4%. In Italia e Francia la crescita è nulla (con l’Istat che ha confermato la crescita zero del nostro paese nonostante gli spiragli positivi dovuti all’aumento del fatturato dei servizi). Anche la Germania è in leggero affanno, passando a +0,4% da +0,7%.

 

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