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Così l’andamento del lavoro in Italia

Un’attenta lettura, sempre sulla base dei dati ufficiali ISTAT
di Fulvio Fammoni*

lavoro_crisi_disoccupazioneNei dati ISTAT di agosto 2016 relativi a occupati e disoccupati, si registra un lieve incremento degli occupati rispetto a luglio (+13 mila), mentre resta invariato il tasso di disoccupazione. I dati sui quali soffermarsi riguardano soprattutto però, secondo il mio parere, l’aumento di occupati di +76 mila unità nel periodo giugno/agosto 2016 e +162 mila su base annua rispetto ad agosto 2015.
Come si determinano questi incrementi? Il dato di crescita su base annua è la differenza fra un aumento di +401 mila occupati nella classe di età con più di 50 anni, e un calo di tutte le altre (-164 mila occupati tra 35 e 49 anni; -74 mila tra 25 e 34 anni; – 1.000 fra 15 e 24 anni).
Come spiegare questo andamento?
Spesso – erroneamente – tutto viene attribuito alla creazione di nuovi posti di lavoro, mentre è il risultato del rapporto fra attivazioni e cessazioni nel periodo considerato. D’altronde è difficile credere che +401 mila occupati fra gli over 50 siano tutti frutto di nuovi rapporti di lavoro attivati. La realtà è che nel periodo considerato sono fortemente diminuite le cessazioni per diversi fattori ma – soprattutto – per il drastico calo dei pensionamenti. Con lo stesso livello di cessazioni dell’anno precedente l’aumento (che peraltro su base annua risente dell’anomalia nelle assunzioni degli ultimi due mesi del 2015, legate alla fine dei vecchi incentivi), risulterebbe ampiamente ridimensionato. Analogo ragionamento si può fare per gli ultimi tre mesi: il dato è +76 mila occupati nel periodo giugno/agosto 2016.
Come si arriva a questa cifra? Con un aumento di +116 mila unità fra gli over 50 (+50 mila solo in agosto); -20 mila fra 35 e 49 anni; +3 mila fra 25 e 34 anni e -24 mila fra 15 e 24 anni. Anche in questo caso il meccanismo è simile, ma si può essere più precisi. Nei primi sei mesi del 2016 solo nel FLDP i minori pensionamenti sono stati -37 mila, se a questo aggiungiamo gli altri fondi pensione il conto è presto fatto.

INFINE, LA QUALITÀ DEI NUOVI RAPPORTI DI LAVORO
Su base annuale le variazioni tendenziali dimostrano un forte aumento dei dipendenti permanenti (+253 mila) e addirittura un calo dei dipendenti a termine (-2 mila). Dato, quest’ultimo, che sembra contraddittorio con l’andamento dei nuovi rapporti di lavoro censiti dall’INPS e dalle comunicazioni obbligatorie. Una prima spiegazione è legata appunto alla dimensione annuale: nel secondo semestre 2015 anche le trasformazioni in T.I. di rapporti di lavoro a termine o di collaborazione, hanno fortemente risentito dell’effetto degli incentivi. Anche se, i flussi mensili risultavano anche allora per i lavori non standard, decisamente elevati. Nel 2016, come si può vedere dai dati, la proporzione cambia. Fra giugno e agosto i dipendenti permanenti salgono di 43 mila unità, ma quelli a termine di ben +42 mila nonostante le assunzioni temporanee abbiano spesso durata molto breve e facciano capo in molti casi ad uno stesso individuo. Generando quindi una quantità di lavoro ridotta, che non si traduce in una quota equivalente dello stock di occupazione.

*Presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio

 

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