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Petrolio: è finito il crollo dei prezzi?

In seguito al raggiungimento dell'accordo che prevede per il 2017 il primo taglio della produzione Opec e non Opec dopo sette anni, il prezzo è tornato intorno ai 50 dollari barile, contro i 25 di inizio anno
di Redazione

Il prezzo del petrolio sembra stia lentamente tornando a crescere, lasciandosi alle spalle – almeno in minima parte – un periodo a dir poco preoccupante per quei Paesi che basano sulle esportazioni di greggio gran parte della propria economia. È infatti passato quasi un anno da quando il prezzo al barile è sceso al valore minimo di 25,8 dollari al barile (era il gennaio del 2016), mentre da un paio di mesi a questa parte oscillano intorno ai 50 dollari al barile.

petrolio

Una risalita legata soprattutto alla formalizzazione dell’accordo che porterà nel 2017 al primo taglio della produzione dopo sette anni da parte di Paesi Opec e non Opec. In particolare l’intesa prevede un taglio di 1,8 milioni di barili al giorno nei primi sei mesi del 2017. Si tratta quindi di un cambio di rotta decisivo rispetto alla linea non interventista che ha contribuito pesantemente al crollo dei prezzi ai livelli che conosciamo.
L’Opec (e su tutti l’Arabia Saudita in quanto swing producer, ovvero produttore in grado di influenzare i prezzi di mercato globali), infatti, di fronte ad un forte calo della domanda – legata agli strascichi della crisi economica dell’Eurozona e all’autosufficienza degli Stati Uniti – decise di non tagliare una produzione di per sé eccessiva, comportando la sovrapproduzione che nell’arco di pochi mesi ha portato le quotazioni a diminuire vertiginosamente.
Dalle serie storiche si può infatti osservare come, tra forti discese e lievi risalite – dal secondo semestre del 2014 il prezzo del barile di petrolio abbia intrapreso un vero e proprio crollo. Basti pensare che, secondo il preconsuntivo redatto da Unione Petrolifera, a fine 2016 – nonostante le risalite – il prezzo medio annuo dovrebbe attestarsi a 44 dollari al barile, riportando una diminuzione del 18% rispetto al 2015 e del 60% rispetto al 2014.
Ma tutto ciò che effetti ha avuto sui consumi e sui prezzi italiani? Nel nostro Paese, secondo le rilevazioni di Unione petrolifera, il 2016 è stato caratterizzato da una sostanziale stabilità dei consumi energetici rispetto all’anno precedente. Il petrolio, ancora una volta, si è confermato prima fonte energetica utilizzata, con una quota superiore al 36%, contro il 35% del gas e il 17% delle rinnovabili.
Al contrario, la fattura energetica – influenzata dall’andamento delle quotazioni internazionali delle diverse fonti energetiche – ha registrato una contrazione del 31%, portandosi a 24 miliardi di euro contro i 35 miliardi di un anno fa (11 miliardi di euro in meno).

 

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