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Le sfide elettorali in Europa, prima delle elezioni europee

Il voto del 26 maggio sarà il culmine di due anni intensi di tornate elettorali a livello nazionale

di Silvia Capone

Le elezioni per rinnovare il Parlamento europeo che si terranno il 26 maggio saranno un punto centrale di due anni intensi di tornate elettorali a livello nazionale. L’ultimo paese in cui si è votato è la Spagna, dove le elezioni di domenica hanno visto la vittoria relativa del Partito Socialista, il PSOE, di Pedro Sánchez, che con il 29% dei voti diventa la prima forza del nuovo Parlamento, ottenendo 38 seggi in più rispetto alle ultime elezioni del 2016. Il primo partito di centro-destra ha invece toccato il 16,7%, il peggior risultato di sempre, mentre significativa è la performance di Vox, il partito della destra radicale anti-migranti che ha raggiunto il 10% dei voti, entrando per la prima volta in Parlamento da quando in Spagna è caduto il regime franchista.

Il 2019 è l’anno delle elezioni parlamentari anche in Belgio, che si terranno il 26 maggio – lo stesso giorno delle europee -, in cui i sondaggi vedono il vantaggio del partito – attualmente il gruppo parlamentare più grande – di destra conservatore, Nuova Alleanza Fiamminga, che aveva sfiduciato la coalizione di governo di cui faceva parte a causa dell’approvazione del Global Compact per i migranti.

Scenario particolare in Estonia, dove le elezioni del 3 marzo hanno visto la vittoria relativa del Partito Riformatore, di centrodestra e liberale, la cui leader, ex europarlamentare, avrebbe potuto essere la prima donna a guidare il paese, seguito dal Partito di Centro, centrista e socio-liberale, e dall’exploit del partito di destra, l’EKRE con idee anti-immigrazione e fortemente euroscettico, tanto da desiderare un referendum sull’uscita dell’Estonia dall’Unione europea. 

Situazione simile per quel che riguarda i risultati raggiunti dai singoli partiti, in Svezia, paese in cui le elezioni per eleggere il Parlamento tenutesi a settembre 2018 hanno visto la tenue riconferma del partito uscente: i socialdemocratici con il 28% ottengono la maggioranza relativa, segue il partito dei moderati, che da solo ottiene il 19,8% e a poca distanza, segnando anche in questo paese una performance in netta salita rispetto alle scorse elezioni, si posizionano i Democratici Svedesi, il partito di estrema destra anti-migranti, che ha ottenuto oltre il 17,5%. In generale le elezioni che si sono tenute nei paesi europei negli ultimi due anni sono state contraddistinte da una crescita dei partiti populisti e sovranisti.

Diversa, se non opposta, è invece la situazione in Slovacchia, dove tutti i partiti sovranisti si sono fermati al primo turno delle elezioni e infatti il ballottaggio delle presidenziali ha visto uno scontro tutto europeista tra il Partito socialdemocratico il cui leader è il Commissario europeo per l’unione energetica Maroš Šefčovič, e la candidata vincitrice – prima donna presidente – Zuzana Caputova, avvocatessa, ambientalista e liberale, leader del partito europeista Progressive Slovakia.

 

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