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Pensioni, conviene ancora trasferirsi in Portogallo?

La probabile fine del fisco zero per gli stranieri residenti non abituali potrebbe cambiare molte cose. Quale impatto la misura ha avuto sull’economia portoghese?

di Redazione

In Portogallo la legge finanziaria del 2020 ha tra gli emendamenti presentati dal partito socialista del premier Antonio Costa, quello di introdurre la tassazione al 10% per le pensioni degli stranieri residenti nel paese.  La proposta ha fatto notizia perché il Portogallo è conosciuto da anni come meta ambita dai pensionati, poiché dal 2009, per contrastare la crisi, creare nuove entrate e quindi rimettere in circolo l’economia, il paese ha deciso di esentare del tutto per dieci anni i trasferimenti pensionistici degli stranieri residenti non abituali. Per godere di questa defiscalizzazione e quindi percepire la pensione lorda, i pensionati provenienti da paesi che hanno stipulato accordi bilaterali con il Portogallo, dovevano solo risiedere nella nazione per almeno 183 giorni l’anno – sei mesi e un giorno – e non essere stati tassati come residenti in Portogallo per i cinque anni precedenti la richiesta.

La misura, che è già stato specificato non sarà retroattiva, ha accolto il malcontento che si era diffuso invece tra i pensionati locali, che invece vedono le loro pensioni tassate regolarmente, e quello manifestato dai paesi svuotati, soprattutto scandinavi, che considerano l’esenzione come una concorrenza sleale.

Il Portogallo è una meta ambita dagli italiani: nel 2019 le pensioni pagate dall’Inps a residenti in Portogallo sono 2.897 quasi mille in più del 2018 che percepiscono un’entrata media di 2.700/800 pro capite, quindi, secondo le norme vigenti fino a quest’anno, essendo esentasse, un pensionato italiano medio può godere del 30% circa in più rispetto a quello che prenderebbe nel nostro paese.

In generale, secondo i dati Inps le pensioni pagate all’estero sono state oltre 388 mila, e stando a quanto riportato da Itinerari Previdenziali, il 16% di queste sono destinate a pensionati che hanno scelto di trasferirsi all’estero per beneficiare di vantaggi e agevolazioni. Questo equivale ad un costo per l’Inps di poco più di un miliardo, ma alla mancata tassazione diretta bisogna aggiungere anche le entrate indirette, ovvero i consumi che non vengono effettuati in Italia.

Tra i fattori che spingono gli italiani a trascorrere gli anni della pensione in Portogallo e rimanere anche dopo i dieci anni esentasse, sicuramente il costo della vita – insieme a una bassissima criminalità e ottimi servizi – gioca un ruolo chiave, essendo circa il 20-25% in meno che in in una città italiana. Ad essere attratti dalla defiscalizzazione non sono soltanto gli italiani, infatti ancor prima è stata “scoperta” come meta da inglesi, tedeschi e francesi (questi, secondo alcune stime a fine 2015 erano già cinque milioni). A trarre benefici della politica esentasse non sono solo i pensionati come diretti interessati: il massiccio afflusso di stranieri ha effettivamente contribuito a raggiungere l’obiettivo di risollevare l’economia portoghese, secondo una ricerca Deloitte del 2014, 50 mila pensionati stranieri portano 2 miliardi di Pil l’anno. Anche il governo ha dimostrato, tramite report annuali, i risultati sempre positivi della politica dell’accoglienza dei pensionati stranieri con i resoconti degli introiti derivanti dalle spese di questi “turisti economici”.

In Italia, sul modello del Portogallo, per contrastare l’esodo dei pensionati e accrescere l’attrattività del paese e i consumi è stata approvata la flat tax per i pensionati, ovvero un’imposta fissa al 7% per pensionati con reddito estero che decidono di trasferirsi nel Mezzogiorno, in centri con meno di 20 mila abitanti. 

 

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