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Il coronavirus spinge l’Italia in recessione tecnica?

È il timore degli esperti, sarebbe la quarta dal 2008. A rischio l’export, il turismo tra i settori che potrebbero risentirne di più

di Redazione

Che il coronavirus possa mettere in ginocchio un’economia – la nostra – già abbastanza messa a dura prova, è cosa ormai nota. Le stime di Nomura, che ha valutato diversi scenari, parlano chiaro. Ma da qualche ora, con il focolaio che si è generato in alcune regioni del Nord, è tornato lo spettro della recessione tecnica, nel caso, la quarta dal 2008. In altre parole, come ha ricordato tra gli altri il Financial Times, se al -0,3% dell’ultimo trimestre del 2019 dovesse seguire una nuova contrazione del Pil italiano in questa prima parte di anno – quadro tutt’altro che remoto, dato il peso dell’emergenza – allora il paese entrerebbe inevitabilmente in recessione tecnica, registrando due trimestri consecutivi con il segno meno.

La questione, ovviamente, riguarda tanto la domanda interna quanto l’export. Non va dimenticato, infatti, che l’epidemia (l’Organizzazione mondiale della sanità non ha ancora proclamato lo stadio della pandemia) è scoppiata in Cina, la cui economia potrebbe ridursi di molto con conseguenza dirette sulla crescita globale. La diminuzione dei consumi interni di Pechino è un fattore di rischio per tutte le imprese che esportano prodotti in Cina: l’Italia potrebbe subire contraccolpi nell’agroalimentare e nel comparto del lusso. Complessivamente sono in ballo 13 miliardi di esportazioni e 31 miliardi di import. Intanto nella giornata di lunedì Piazza Affari ha chiuso in calo la prima seduta della settimana (la peggiore da quattro anni), con lo spread in crescita a 145 punti.

TURISMO
Il turismo è sicuramente tra i settori che potrebbe risentire maggiormente dell’emergenza sanitaria. Diversi paesi – Bosnia, Croazia, Macedonia, Serbia, Irlanda, Israele, ma in parte anche Grecia e Irlanda, mentre Germania, Regno Unito e Stati Uniti invitano alla prudenza – sconsigliano viaggi in Italia, o almeno nelle zone interessate dal focolaio. Se le prime stime indicavano una perdita di cinque miliardi di euro, adesso la situazione potrebbe subire un peggioramento, avverte Federturismo. Stiamo parlando, per rendere meglio l’idea, di un comparto che rappresenta circa il 13% del Pil e oltre il 14% dell’occupazione. Allargando l’orizzonte, secondo la Iata (International Air Transport Association), il trasporto aereo avrà una perdita di poco meno di 30 miliardi di dollari, la più grande dalla crisi finanziaria del 2008-2009.

CONSUMI
Supermercati presi d’assalto, non solo nelle zone colpite dall’epidemia. È quanto emerso in questi giorni. «Nel weekend – spiega a tale proposito Coldiretti – si è registrato un sensibile aumento negli acquisti di prodotti alimentari freschi e trasformati. La crescente preoccupazione sembra spingere molti a fare scorte con la sollecitazione delle autorità alla limitazione degli spostamenti per evitare la diffusione del contagio. Anche perché nelle aree già a rischio sono state adottate misure cautelative con la chiusura di negozi, centri commerciali e mercati all’aperto per evitare rischiose forme di aggregazione. Tra i prodotti più richiesti frutta, verdura e carne, ma anche altri alimenti conservabili». L’aumento della spesa per prodotti alimentari freschi e trasformati è stimato tra il 5 e il 10%, secondo il monitoraggio della Coldiretti. Ad ogni modo «i rifornimenti di frutta e verdura sono garantiti dagli agricoltori in tutte le aree del paese con i mercati generali all’ingrosso che hanno aperto e funzionano regolarmente, da Milano a Padova fino a Roma».

 

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