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Coronavirus, controlli e denunce dopo le restrizioni

Secondo gli ultimi dati del Viminale, nonostante il divieto, continua ad aumentare il numero dei controlli e dei denunciati per essere stati trovati in giro senza motivazione valida

di Redazione

Nonostante il decreto che vieta ogni tipo di spostamento non essenziale, i numerosi appelli e il numero dei contagi che continua a crescere, non tutti rispettano i provvedimenti per il contenimento del coronavirus.

Secondo i dati del Viminale il bilancio della prima settimana di controlli realizzati dalle forze dell’ordine nelle città ammonta a un milione di persone controllate e 43 mila denunciate, questi ultimi sono in maggioranza coloro che stati trovati in giro senza motivazioni valide.

I controlli sono iniziati, subito dopo le misure restrittive del governo, l’11 marzo. Il primo giorno i denunciati sono stati poco più di duemila, il secondo giorno sono raddoppiate, mentre il terzo le denunce sono arrivate a 7 mila. Nella giornata di mercoledì 18 sono state controllate 187.455 persone: di queste 8.089 sono state denunciate in base all’articolo 650 del Codice penale, a cui si aggiungono altre 204 denunciate per falsa attestazione a pubblico ufficiale. Sempre mercoledì sono state controllate anche 111.512 attività commerciali: 154 titolari sono stati denunciati mentre è stata disposta la sospensione dell’attività per 33 esercizi.

L’aumento del numero delle denunce indica una maggiore capillarità e rigore dei controlli, ma significa anche che continua ad esserci presenza di persone nonostante il divieto.

Sebbene la situazione sia particolarmente grave, la Lombardia non fa eccezione: secondo l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, la regione sta controllando gli spostamenti dei cittadini tramite gli smartphone ed è emerso che a Milano il 40% delle persone ancora si muove. L’analisi viene effettuata dai grandi operatori della telefonia che rilevano gli spostamenti in base alla cella telefonica. Secondo l’assessore tra coloro che si muovono “sicuramente c’è chi va a lavorare, ma c’è anche tanta gente che ancora esce”.

Se si dovesse continuare con comportamenti errati le misure saranno ancora più rigide, oltre la chiusura dei parchi pubblici già in molte città a causa di assembramenti, il ministro dello Sport ha annunciato che si sta prendendo in considerazione anche la possibilità di un divieto assoluto dell’attività fisica all’aperto.  

 

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