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Istruzione e didattica a distanza, tra limiti e incertezze

Tra i disagi provocati dall’emergenza, lo stop alla scuola per gli studenti è tra i più gravi. La didattica a distanza è un modo per continuare ad insegnare, apprendere e non far perdere l’anno. Un impulso alla digitalizzazione?

di Redazione

Le misure di contenimento prese a livello nazionale e la necessità di chiudere le scuole e sospendere le lezioni ha stimolato, com’è stato per lo smart working in ambito lavorativo, la digitalizzazione dell’istruzione. Per assicurare continuità della didattica il ministero dell’Istruzione ha quindi colto l’opportunità di implementare la didattica a distanza, pur con i limiti dell’alfabetizzazione digitale presenti in Italia.

Il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina sostiene che l’anno scolastico non sarà perso e che verranno stanziati 85 milioni di euro per finanziare l’acquisto di piattaforme digitali da parte delle scuole, la formazione del personale e, per l’appunto, gli strumenti da fornire sia ai professori che agli studenti. Al fine di garantire un’adeguata e giusta ripartizione del finanziamento il ministro ha indetto un monitoraggio degli istituti.

Da questo, secondo i dati anticipati dal Sole 24 Ore, è emerso che delle 7.340 scuole che hanno risposto al monitoraggio, l’82% pari a 6.023 istituti, ha provato ad organizzarsi con lezioni online e che 1.278 scuole, ovvero il 17%, erano invece già pronte prima dell’epidemia.

Ma per didattica a distanza si intendono diverse modalità di insegnamento, dalla più semplice e basilare chat o dal registro elettronico fino alle lezioni online. Quindi se anche gli istituti scolastici dichiarano di continuare ad andare avanti con il programma, non tutte le scuole sono digitalizzati e preparati allo stesso modo.

Secondo un’indagine condotta da Studenti.it, la classe virtuale -il metodo più completo di didattica a distanza – è stata attivata nel 48,5% delle scuole medie e nel 70,4% delle scuole superiori, il dato è positivo in Emilia Romagna, dove il 70% alle medie e l’84% alle superiori ha attivato classi virtuali e negativo in regioni come la Sardegna, in cui le percentuali scendono al 13% per le scuole medie e al 53,5% per quelle superiori. In alternativa alle lezioni, il 20,5% degli studenti trova compiti e materiale didattico nel registro elettronico, mentre l’11,5% li riceve dai professori via chat o via mail. Anche in questi casi le differenze sono molte: se in Puglia solo il 5,8% degli studenti riceve i compiti via chat, in Abruzzo la percentuale sale a 26,8. Secondo la ricerca il divario rilevato tra Nord e Sud è dato anche dal fatto che le regioni settentrionali avendo a che fare prima con l’emergenza, hanno avuto modo e più tempo per organizzarsi. In generale secondo il sondaggio, il 41,5% di loro si dichiara pienamente soddisfatto di come la sua scuola sta gestendo l’emergenza e organizzando la didattica, mentre il 46,1% è mediamente soddisfatto, anche se per il 43,3% degli studenti, manca ancora materiale didattico specifico più adatto ad integrare la didattica online.

In questo contesto, con le incertezze sulla durata dell’emergenza, molte sono le preoccupazioni riguardo le valutazioni, sia in itinere che di fine anno, soprattutto per tutti gli studenti che dovranno sostenere gli esami. I timori riguardano sia il non arrivare adeguatamente preparati all’esame di maturità, sia se e come questo verrà svolto. E se il ministro Azzolina assicura che “abbiamo già in mente possibili soluzioni che garantiscano agli studenti di fare un esame serio, giusto, in cui non si perda il sapore dell’esame ma devo tutelare gli studenti rispetto agli apprendimenti degli ultimi mesi”, in Gran Bretagna è stato già deciso che con le scuole chiuse non ci saranno interrogazioni, voti e neanche esami finali.

 

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