Rischio povertà più basso tra le famiglie con pensionati
Spiega l’Istat: la presenza di un pensionato all’interno di nuclei familiari “vulnerabili” (genitori soli o famiglie in altra tipologia) riduce sensibilmente l’esposizione al rischio
di Redazione
I pensionati? Averli in famiglia è un sostegno contro la povertà. A suggerire questa chiave di lettura, che peraltro va confermandosi nel tempo, è l’Istat secondo cui nel 2018, il reddito medio netto (esclusi i fitti figurativi) delle famiglie con pensionati è stimato in 32.000 euro (2.670 euro mensili) ed è, seppur di poco, superiore a quello delle famiglie senza pensionati (2.610 euro mensili). La metà delle famiglie con pensionati ha un reddito netto inferiore ai 24.780 euro (2.065 euro mensili), valore mediano che scende a 21.445 euro nel Mezzogiorno, mentre si attesta intorno a 27.800 euro nel Centro e a 25.830 euro nel Nord.
Le famiglie con pensionati, spiega l’Istat, presentano un reddito mediano più basso rispetto a quello delle famiglie senza pensionati. Tale situazione, però, si inverte se si considera il reddito netto familiare equivalente, cioè includendo l’effetto delle economie di scala e rendendo comparabili i livelli di benessere tra famiglie di diversa composizione. Infatti, il valore mediano in termini equivalenti è pari a 17.800 euro per le famiglie con pensionati contro i 17.110 euro delle restanti famiglie. Il vantaggio comparativo è ulteriormente avvalorato dal fatto che il rischio di povertà delle prime (15,9%) è circa 8 punti percentuali inferiore a quello delle seconde. Ciò conferma l’importante ruolo di protezione economica che i trasferimenti pensionistici assumono in ambito familiare.
La presenza di un pensionato all’interno di nuclei familiari “vulnerabili” (genitori soli o famiglie in altra tipologia) riduce sensibilmente l’esposizione al rischio di povertà, rispettivamente dal 32,8% al 15,1% e dal 32,9% al 15,3%. Il cumulo di pensione e reddito da lavoro abbassa ulteriormente il rischio di povertà: 4,8% contro 18,1% delle famiglie sostenute da titolari di sole pensioni. Anche l’apporto economico dei componenti non pensionati, in particolare gli occupati, riduce il rischio di povertà pur in assenza di cumulo (8,4%).
Tra le famiglie con pensionati, le meno esposte al rischio di disagio economico sono quelle in cui vi è almeno un pensionato che cumula redditi da lavoro propri o di altri componenti occupati (rispettivamente 3,6% e 4,8%). Le più vulnerabili sono costituite da pensionati senza redditi da lavoro che vivono assieme ad altri membri non occupati (34%). Analogamente a quanto si verifica per le famiglie nel loro complesso, quelle di pensionati del Sud e delle Isole presentano un’incidenza del rischio di povertà quasi tre volte superiore a quella delle famiglie residenti nel Nord e più che doppia rispetto a quelle del Centro. L’indice di grave deprivazione conferma in misura ancora più accentuata queste evidenze.