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Famiglie, redditi in calo dell’11,2%

È quanto emerge da un’indagine della Consulta Nazionale dei CAF, secondo il calo medio a famiglia è stato di 225 euro al mese. Pesa il ricorso alla cassa integrazione durante la pandemia

di Redazione

Diminuzione del reddito delle famiglie italiane di quasi 2.700 euro in un anno, circa 225 euro al mese. E poi minori spese per la sanità, la scuola e le attività sportive. Sono alcuni dei dati resi noti dalla Consulta Nazionale dei CAF, che ha elaborato anche quest’anno oltre 18 milioni di dichiarazioni dei redditi di lavoratori dipendenti e pensionati.

«I dati – dichiara Giovanni Angileri, coordinatore della Consulta dei CAF – sono sicuramente il risultato dell’anno di pandemia. Discorso a parte, invece, per le spese sanitarie, sulle quali ha influito il divieto, introdotto all’inizio del 2020, di detrarre spese mediche al 19% e non pagate con metodi tracciabili. Questo ha penalizzato molti contribuenti, soprattutto delle fasce più deboli».

Il risultato complessivo è la riduzione del reddito delle famiglie pari a 2.697 euro, il primo dopo diversi anni, dovuto principalmente al ricorso alla Cassa integrazione, che ha interessato milioni di lavoratori. Il calo delle spese mediche detraibili nel 2020, rispetto al 2019, è stato pari a 78 euro: sul dato ha influito anche il rinvio di visite mediche e di interventi non urgenti.

In calo del 3% anche i beneficiari di questa misura. Per le casse dello Stato si è tradotto in un risparmio di ben 164 milioni di euro. Una diminuzione di 80 euro, invece, è relativa alle spese scolastiche, legata alla chiusura delle scuole e delle mense nei periodi di lockdown.

Infine, un altro dato significativo è la diminuzione delle spese per le attività sportive: nel 2020 la pandemia ha provocato un calo di 25 euro in media per ogni contribuente.

«Dai dati elaborati dalla Consulta dei CAF – aggiunge Angileri – emerge un altro dato interessante, il forte aumento, dal 7,2% del 2019 all’11,2% del 2020, dei contribuenti che hanno scelto di farsi accreditare il rimborso fiscale dall’Agenzia delle Entrate, preferendola al proprio datore di lavoro. Una scelta che può giustificarsi con le difficoltà nei pagamenti di molte aziende».

 

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