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La pandemia e l’inflazione frenano (ancora) l’economia

La ripresa rallenta. A gennaio 2022 prevista una riduzione del PIL su dicembre (-2%), stima prezzi +4,7% sull’anno 

di Redazione

Il ritorno della pandemia e la crescita continua dell’inflazione mettono a dura prova la ripresa, poiché, come osservato nell’ultima analisi Congiuntura di Confcommercio, si osserva una riduzione del potere d’acquisto delle famiglie. A novembre 2021, osserva Confcommercio, la produzione industriale ha mostrato, dopo un trimestre di sostanziale stasi, un deciso recupero (+1,9% mensile). Il confronto su base annua evidenzia una variazione del 6,2%. Nello stesso mese l’occupazione ha consolidato la tendenza al recupero (0,3% su ottobre), un andamento che ha permesso di tornare ad un livello superiore ai 23 milioni di lavoratori. L’inizio di una fase più complessa ha solo attenuato, a dicembre, la tendenza al recupero del sentiment degli imprenditori del commercio al dettaglio (0,6% su novembre). Il quadro di riferimento ha subito un rapido deterioramento a partire dalla seconda parte di dicembre, determinando una riduzione del PIL a gennaio 2022 del 2% su dicembre. Nel confronto annuo la variazione si attesterebbe al 4,4%. 

A dicembre 2021 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) segnala un incremento, su base annua, del 9,1%, in rallentamento rispetto a novembre. Anche il dato di dicembre risente del confronto con un mese in cui molte attività non erano in condizioni di operare. Elemento che ha influito essenzialmente sulla domanda relativa ai servizi che sconta, rispetto a dicembre del 2020, una variazione del 47,6%. Decisamente più contenuto risulta l’incremento relativo alla domanda per i beni nel loro complesso (+1,3%). Nella media del 2021, nonostante il deciso recupero della domanda messo in atto dalle famiglie a partire dalla primavera, i consumi, nella metrica dell’ICC, sono ancora sotto del 7,7% rispetto al 2019, sintesi di un divario dell’1,3% per i beni e del 22,4% per i servizi.  Anche a dicembre il recupero della domanda si è concentrato prevalentemente tra i servizi. In considerazione del confronto con un mese in cui lo scorso anno il paese era in gran parte chiuso, i tassi di variazione hanno assunto per alcuni segmenti (quali i servizi ricreativi) dimensioni tali da rendere il dato puntuale non particolarmente significativo. Come già rilevato nei mesi precedenti le variazioni più ampie continuano a registrarsi per la domanda legata al turismo e alla fruizione del tempo libero.

Se già a dicembre l’andamento dell’inflazione aveva fatto segnare aumenti preoccupanti per l’impatto sulla crescita e sui consumi, la stima dell’Ufficio Studi per il mese di gennaio 2022 è di un aumento dell’1,5% su base mensile (che non si registrava dagli anni ottanta) e del 4,7% su base annua. Seppure guidato dagli ingenti incrementi autorizzati per gli energetici regolamentati, cominciano a manifestarsi con sempre maggiore evidenza su altri segmenti di consumo le pressioni indotte dai costi della materie prime e dell’energia.

 

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