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Guerra in Ucraina, crisi umanitarie a confronto

Secondo le stime dell’UNHCR sono già quattro milioni le persone fuggite dal paese dall’inizio dell’invasione russa. Per il Pew Research Center si tratta di una delle più grandi crisi dei tempi moderni

di Redazione

L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha affermato in questi giorni che già 4.019.287 persone sono fuggite dall’Ucraina all’estero dall’inizio, il 24 febbraio, dell’invasione russa, superando la stima iniziale secondo cui la guerra avrebbe provocato fino a quattro milioni di rifugiati (sono più di sei milioni, invece, gli “sfollati interni”). Di queste persone, più del 90% sono donne e bambini. I numeri, del resto, sono in linea con quelle che erano le stime a due settimane dall’inizio del conflitto, quando – ricordava tra gli altri l’Ispi – erano 2,3 milioni le persone che avevano lasciato il proprio paese, quasi tutte in direzione dell’Unione europea. Numeri che, nel confronto con altre crisi umanitarie di questo tipo, illustrano un quadro di estrema difficoltà.

Come osservato dall’Ispi, l’esodo si è trasformato nel giro di poco nella più grande emergenza umanitaria in Europa dal secondo dopoguerra: «In soli 14 giorni hanno lasciato l’Ucraina più profughi di quelli che erano stati causati dalle guerre dei Balcani, dalla guerra del Kosovo del 1999, o che erano giunti in Europa nel corso della “crisi dei migranti” del 2015-2016». In Italia, secondo i più recenti aggiornamenti del Viminale, sono 78.021 le persone di cittadinanza ucraina giunte finora: 40.204 donne, 7.659 uomini e 30.158 minori. Le destinazioni principali sono Milano, Roma, Napoli e Bologna.

Cifre alla mano, poi, non è azzardato affermare che l’invasione russa dell’Ucraina abbia prodotto una delle più grandi crisi dei tempi moderni, quindi non solo in Europa. Quando si è arrivati a un mese dall’inizio della guerra, erano più di 3,7 milioni le persone fuggite nei paesi vicini, vale a dire, secondo un’analisi del Pew Research Center sulla base dei dati delle Nazioni Unite, il sesto flusso di rifugiati più ampio degli ultimi 60 anni.

Al momento in cui veniva condotta l’indagine, infatti, i rifugiati ucraini risultavano essere all’incirca quanto i rifugiati afgani nel 2001, secondo i dati UNHCR, un campione pari a circa il 9,1% della popolazione ucraina totale (quindi pre-invasione), che è di oltre 40 milioni di cittadini. Quella attuale, insomma, si collocherebbe al 16esimo posto tra le 28 principali crisi di rifugiati per percentuale di popolazione. Il Pew Research Center ha analizzato tutti i casi nel database dell’UNHCR a partire dal 1960, considerando quelli in cui c’erano almeno 500.000 persone in fuga da un determinato paese in un dato anno, escludendo dalla conta gli “sfollati interni”, ovvero coloro che sono fuggiti o sono stati costretti a lasciare le case abituali senza però attraversare un confine internazionale.

Fin qui la guerra civile in Siria, iniziata nel 2011, ha prodotto più rifugiati di qualsiasi altra crisi dagli anni ‘60, da quando cioè l’UNHCR raccoglie i dati sui singoli paesi. Quasi 6,9 milioni di siriani, circa un terzo della popolazione del paese, vivono come rifugiati o richiedenti asilo, di cui quasi 3,7 milioni sono ora in Turchia. L’Afghanistan, che in più di quattro decenni ha conosciuto diverse fasi di guerra, ha registrato più di due milioni di rifugiati ogni anno dal 1981. L’anno peggiore è stato il 1990, dopo che le truppe sovietiche si ritirarono dal paese. Quell’anno, più della metà della popolazione totale stimata – 6,3 milioni di persone – era indicata con lo status di rifugiati. 

 

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