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Misure di contrasto alla povertà, l’impatto del reddito di cittadinanza

Secondo l’Istat «le misure di sostegno economico erogate nel 2020, in particolare reddito di cittadinanza e di emergenza, hanno permesso a un milione di individui di non trovarsi in condizione di povertà assoluta»

di Redazione

Durante il suo intervento al Senato di oggi, mercoledì 20 luglio 2022, per le comunicazioni relative alla crisi politica che si è innescata nei giorni scorsi, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha osservato, tra le altre cose, che «il reddito di cittadinanza è una misura importante per ridurre la povertà, ma può essere migliorato per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro». Ma al di là delle considerazioni politiche al riguardo e dell’esito della crisi, quali risultati ha prodotto fin qui il reddito di cittadinanza?

La risposta l’ha fornita l’Istat, ancora nel Rapporto annuale 2022, tenendo in considerazione il periodo di difficoltà economiche diffuse a causa della pandemia. Le misure di sostegno economico erogate nel 2020, in particolare reddito di cittadinanza e di emergenza, spiega infatti l’Istat, hanno permesso a un milione di individui di non trovarsi in condizione di povertà assoluta. «L’effetto è stato maggiore per il Mezzogiorno, per le famiglie con a capo un disoccupato, per le famiglie di stranieri, per le coppie con figli e i nuclei monogenitore. Quelle stesse misure hanno garantito la diminuzione dell’intensità della povertà di una parte di coloro che sono rimasti in povertà. In assenza di sussidi l’intensità della povertà sarebbe stata di ben 10 punti percentuali più elevata. L’effetto più rilevante si osserva per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione, tra le quali l’incidenza, in assenza di sussidi, avrebbe superato il 30 per cento (ben 11,1 punti percentuali superiore a quella stimata in presenza di sussidi)».

A destare preoccupazione è però la situazione attuale, tenuto conto dell’incertezza economica sopraggiunta con la guerra in Ucraina, l’alta inflazione e le quotazioni delle materie prime. «L’accelerazione inflazionistica che ha caratterizzato la seconda metà del 2021 e i primi cinque mesi del 2022 – afferma a tale proposito l’Istat – rischia di aumentare le disuguaglianze, sia per la diminuzione del potere d’acquisto, particolarmente marcata proprio tra le famiglie con forti vincoli di bilancio, sia per effetto delle tempistiche dei rinnovi contrattuali, più lunghe in settori caratterizzati da bassi livelli retributivi».

Quanto alla povertà assoluta, «nell’ultimo decennio è progressivamente aumentata e, nel biennio 2020-2021, ha raggiunto i valori più elevati dal 2005, coinvolgendo oltre cinque milioni e mezzo di persone. Anche la connotazione delle famiglie in povertà assoluta è progressivamente cambiata. L’incidenza è diminuita tra gli anziani soli, è rimasta sostanzialmente stabile tra le coppie di anziani ed è fortemente cresciuta tra le coppie con figli, tra i nuclei monogenitori e tra le famiglie di altra tipologia. Il fenomeno ha inoltre progressivamente coinvolto sempre più famiglie di occupati, sebbene la diffusione della povertà sia tra le più elevate quando la persona di riferimento è in cerca di lavoro. Si conferma e si amplia nel tempo la stratificazione della povertà per area geografica, età e cittadinanza: nel 2021 è in condizione di povertà assoluta un italiano su venti nel Centro-nord, più di un italiano su dieci nel Mezzogiorno e uno straniero su tre nel Centro-nord, il 40 per cento nel Mezzogiorno». È molto aumentata, rileva inoltre l’Istat, la povertà dei minori e dei giovani.

 

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