Export volano di crescita per economia, incertezza geopolitica e caro prezzi le sfide
Secondo il Rapporto 2022 di SACE l’export nazionale di beni crescerà quest’anno del 10,3%, continuando a registrare un andamento positivo anche nel 2023
di Redazione
In uno scenario sempre più complesso, legato alle conseguenze dell’invasione russa in Ucraina, l’export italiano avrà una doppia anima: si confermerà un traino prezioso per la nostra economia, ma sarà decisamente più costoso. A dirlo è SACE nel rapporto 2022 Caro export. Sfide globali e il valore di esserci, presentato oggi, mercoledì 14 settembre. Quest’anno, prosegue SACE, le esportazioni italiane di beni in valore cresceranno del 10,3%, un aumento a doppia cifra spinto in larga parte dal fattore prezzo, più che dal volume, che esprimerà invece solo un +2,6%. Nel 2023 le tensioni sui costi dovrebbero ridursi e i trend legati a valori e volumi dell’export convergeranno con una crescita rispettivamente del 5% e del 4%, mentre il nostro export raggiungerà i 600 miliardi di euro, consentendo all’Italia, ottavo paese esportatore nel mondo, di mantenere pressoché invariata la sua quota di mercato a livello globale, pari al 2,7%.
Secondo SACE si assisterà quest’anno, anche per i diversi settori di export, ad ampie crescite in valore, mentre gli aumenti in volume rimarranno generalmente più contenuti. Questo è particolarmente evidente per i beni intermedi, specie i metalli e la chimica, le cui esportazioni proseguono con una crescita a doppia cifra, grazie sia alla componente dei prezzi sia alla dinamica ancora relativamente sostenuta degli investimenti. I piani economici di rilancio, in chiave infrastrutturale e green, saranno, spiega il rapporto, alla base della crescita anche dei beni d’investimento, trainati in particolare dai mezzi di trasporto e dalla meccanica strumentale, che tuttavia risentiranno delle attuali incertezze. Il ritorno dell’inflazione globale si riflette, inoltre, in un calo del potere d’acquisto delle imprese e delle famiglie più in difficoltà, che potranno ridurre le risorse destinate agli acquisti di beni di consumo, specie se differibili nel tempo, come ad esempio la gioielleria e i prodotti in pelle. L’effetto prezzi spinge, comunque, anche tale raggruppamento quest’anno, per poi attenuarsi il prossimo. Nonostante il rincaro dei processi produttivi lungo tutta la filiera, nel 2022-2023 proseguirà la buona performance dell’agroalimentare, che già dall’anno scorso sta beneficiando anche della ripartenza del turismo.
Alla luce dell’incertezza a livello mondiale, SACE ha simulato alcuni scenari di previsione. In un primo scenario elaborato sulle ipotesi di continuazione e intensificazione nel tempo del conflitto in Ucraina, la cui probabilità di accadimento sta gradualmente aumentando, la crescita economica globale risulterebbe più debole e sarebbe accompagnata da un’ulteriore impennata dell’inflazione. In questo contesto, le esportazioni italiane crescerebbero quest’anno a un tasso del 9,1% (-1,2 punti percentuali rispetto allo scenario base) e registrerebbero un incremento solo di poco superiore allo zero nel 2023.
In un secondo scenario alternativo, con una probabilità di accadimento più modesta, si prevedono gli effetti di una risoluzione del conflitto in tempi più brevi e condivisa da entrambe le parti, che vada oltre un cessate il fuoco o il mero “congelamento” delle ostilità militari. L’allentamento delle distorsioni sul mercato energetico e il conseguente calo delle pressioni inflazionistiche aprirebbero a una “ripresa post-conflitto” nel corso del prossimo anno, con benefici per imprese e famiglie: l’export italiano di beni crescerebbe allora dell’11% nell’anno in corso e dell’8,3% nel 2023, per poi tornare in linea con lo scenario base nel biennio successivo.