Donbass, al via i referendum per annessione alla Russia
Al via i referendum nel Donbass, che si terranno tra la giornata di oggi e il 27 settembre. Una consultazione che coinvolge il 15% del territorio ucraino. Secondo quanto riferito dal governatore ucraino della regione di Lugansk, ora in esilio, Sergey Gaidai, «gli occupanti russi hanno organizzato gruppi armati per circondare le abitazioni e costringere le persone a partecipare al cosiddetto referendum». Inoltre i cittadini sarebbero stati minacciati e «coloro che non parteciperanno alla votazione verranno automaticamente licenziati dal lavoro», mentre è stato loro vietato di lasciare la città nei giorni del referendum. Kiev ha già reso noto che non riconoscerà i risultati e altrettanto faranno gli alleati. Cosa comporterà la possibile annessione dei territori del Donbass alla Russia? In parte una prima spiegazione è stata data dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalla Tass: se vince il sì per l’unione con la Russia, allora Mosca considererà ogni attacco nella regione come «un attacco al proprio territorio». Ad ogni modo oggi si è tentato anche di allentare le tensioni a livello internazionale, con il viceministro degli Esteri di Mosca, Serghei Ryabkov, che come riporta Ria Novosti ha affermato che la Russia «non minaccia nessuno con armi nucleari, i criteri per il loro utilizzo sono descritti nella dottrina militare e specificati nei fondamenti della politica statale della Fedarazione russa in materia di deterrenza nucleare». Il viceministro ha però anche riconosciuto che le relazioni tra Russia e Stati Uniti «sono ora a un livello prossimo allo zero, paragonabile ai momenti peggiori della Guerra Fredda», mentre il Washington Post ha riferito di avvertimenti fatti arrivare in via privata a Mosca da parte dell’amministrazione Usa in caso di ricorso all’arma nucleare. Nelle ultime ore si sono registrati casi di tentativi di fuga dalla Russia di molte persone con l’obiettivo di sottrarsi alla mobilitazione dopo l’annuncio di Putin qualche giorno fa. Per la prima volta, il portavoce del Cremlino Peskov ha ammesso che tra la popolazione russa c’è stata «una reazione isterica» alla mobilitazione parziale voluta dal presidente russo. «Si poteva in qualche modo capire la reazione isterica ed estremamente emotiva delle prime ore dopo l’annuncio, perché vi era una certa mancanza di informazione, ma già dalla giornata di ieri sono state attivate tutte le linee di informazione», ha osservato Peskov stando a quanto riportato dalla Tass.