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Eurozona, lievi segnali positivi dall’indice PMI

A novembre l’indicatore calcolato da S&P Global si è attestato a 47.8 punti (stima flash), contro i 47,3 di ottobre. Williamson: «L’entità della contrazione potrebbe non essere così grave come si temeva in precedenza»

di Redazione

L’Indice destagionalizzato S&P Global PMI® Composito della Produzione dell’Eurozona di novembre è salito a 47.8 da 47.3 di ottobre. Salgono ora a cinque i mesi consecutivi in cui si registra un calo dei livelli di attività economica, anche se gli ultimi valori hanno segnalato una moderazione del tasso di contrazione. Ciononostante, i dati PMI relativi al quarto trimestre stanno finora forzando l’economia dell’eurozona verso la peggiore contrazione da fine 2012, esclusi i mesi di chiusura anti pandemica.

Il manifatturiero ha continuato a guidare la contrazione, con la produzione industriale in calo per il sesto mese consecutivo. Anche se ridotto, quest’ultimo declino del tasso di produzione è stato il secondo più forte registrato nell’ultimo decennio, tranne che per il periodo di picco pandemico. Anche la produzione del terziario è diminuita per il quarto mese consecutivo ed ha indicato lo stesso tasso di declino di ottobre. In ogni caso se non si considerano i periodi di chiusura anti pandemica, tali ritmi di contrazione non si vedevano da giugno 2013.

All’interno dell’eurozona, la Germania ha di nuovo registrato il crollo maggiore con il PMI composito a 46.4, indicando la quinta contrazione in altrettanti mesi. Nonostante quest’ultimo declino sia stato il più debole da agosto, ha comunque indicato il terzo valore più elevato dal 2009, esclusi i periodi di chiusura anti pandemica. Se il settore manifatturiero e terziario hanno subìto valori simili di forte contrazione, il primo ha mostrato una elevata moderazione del declino.

Allo stesso tempo, la produzione in Francia è crollata, con il PMI composito che, con 48.8, ha registrato il primo calo dell’attività economica da febbraio 2021. La produzione del settore terziario è scesa in zona contrazione per la prima volta da marzo 2021 mentre il manifatturiero ha segnato il sesto mese consecutivo di declino, seppure moderandosi ai valori più lenti da agosto.

Per il resto dell’eurozona, la produzione ha indicato una contrazione per il terzo mese consecutivo, anche se quello di novembre è stato il minore della sequenza. Il marginale ritorno alla crescita del settore terziario ha controbilanciato il maggiore calo della produzione industriale, con un crollo ad un tasso mai visto da marzo 2013, esclusi i mesi di chiusura anti pandemica.

IL COMMENTO

Analizzando i dati del PMI flash, Chris Williamson, Chief Business Economist presso S&P Global Market Intelligence ha dichiarato: «L’ennesimo crollo dell’attività di novembre aggiunge la possibilità di caduta dell’eurozona in recessione. I dati per il quarto trimestre sono stati sinora in linea con un tasso di contrazione trimestrale del PIL di poco più dello 0.2%».

«Detto questo – ha proseguito -, i dati PMI di novembre mostrano anche qualche timido segnale positivo. In particolare, rispetto ad ottobre il tasso generale di declino è rallentato. I problemi con la fornitura per fortuna stanno mostrando segnali di miglioramento, con i tempi medi di consegna dei fornitori dell’area manifatturiera dell’entroterra tedesco persino in miglioramento. Le miti temperature hanno inoltre dissipato alcuni timori di carenza di energia nei mesi invernali. La pressione sui prezzi, la cui recente crescita ha indotto ad un nuovo inasprimento della politica monetaria della BCE, sta inoltre mostrando al momento segnali di rallentamento, in particolare nel settore manifatturiero.

«Tale dato – ha aggiunto -, non solo dovrebbe aiutare per certi versi a contenere la crisi del costo della vita, ma le previsioni future più ottimistiche dovrebbero diminuire la necessità di considerare misure di inasprimento più aggressive della politica monetaria. Resta tuttavia evidente la posizione preoccupante di forte contrazione del settore manifatturiero, e anche dell’attività del settore dei servizi che è rimasta sotto una forte pressione. In entrambi i casi questo è principalmente dovuto alla crisi del costo della vita e alla recente stretta delle condizioni finanziare. Una recessione quindi, sembra probabile, anche se gli ultimi dati fanno sperare che l’entità della contrazione potrebbe non essere così grave come si temeva in precedenza».

(fonte: S&P Global)

 

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